Montelepre. Lite tra due amiche finisce in tribunale
Una furibonda lite tra due amiche del cuore approda in tribunale. Da una parte l’imputata R.S. 56enne e dall’altra, la parte offesa, che ha denunciato l’amica (sua coetanea) per lesioni, ingiurie , minacce e danno patrimoniale, con la richiesta di un risarcimento danni di 30 mila euro.
Una storia che sembra uscire da una novella di Pirandello, accaduta due anni fa e che ha visto le due amiche, entrambe di Montelepre, litigare di brutto in una via del centro urbano della cittadina. A scatenare il litigio un credito di 50 euro vantato dall’imputata, quale somma residua di un acquisto effettuato dalla parte offesa nel negozio di abbigliamento, gestito dalla stessa imputata.
Durante la lite , come denunciato dalla parte lesa ai carabinieri della stazione di Montelepre, la commerciante , che non si era visto riconosciuto il credito, avrebbe spinto contro il muro l’amica picchiandola al volto e alla testa. Inoltre, sempre secondo l’accusa , le avrebbe rotto pure il telefonino, graffiandole le braccia. A seguito dei lievi traumi riportati, la donna si è recata al pronto soccorso dell’ospedale di Partinico, dove i sanitari dopo le cure del caso, l’hanno subito dimessa con una prognosi di 10 giorni.
Da ciò l’avvio del procedimento giudiziario con la richiesta della parte offesa di un risarcimento per i danni patrimoniali (rottura del telefonino e dei denti di cui però non si faceva cenno nel referto medico) e morali subiti, quantificati dalla stessa, in 30 mila euro.
A conclusione del processo, svoltosi davanti al giudice di pace di Partinico Isabella Cudia e sviluppatosi in cinque udienze, l’organo giudicante, accogliendo la tesi del difensore di fiducia dell’imputata, l’avvocato Giacomo Palazzolo del foro di Palermo, ha assolto la donna dalle accuse contestatele con la formula “ perché i fatti non costituiscono reato” , respingendo la richiesta del risarcimento danni.
Nella sostanza,” a far scagionare la mia assistita – dice con soddisfazione il legale – sono stati alcuni elementi ben precisi: la mancanza di testimoni al momento del litigio, la rottura dei denti lamentata dalla parte lesa (costituitasi parte civile) non supportata però da alcun certificato medico e le lesioni che paradossalmente si limitavano soltanto ad un leggero rossore alle braccia. La vicenda, comunque- aggiunge il legale- si sarebbe potuta chiudere nelle prima fase conciliativa del processo, avendo la mia cliente presentato un’ufficiale lettera di scuse, inviata per posta, ma non accettate dall’ex amica. In simili casi, il più delle volte, se si arriva davanti al giudice è per avere l’occasione di potere trarre lucro dall’eventuale perdita delle staffe del”, come appunto in questa vicenda. (*GDG*).