Corruzione nell’ex Ato Palermo 2, prosciolto il sindaco di Monreale Piero Capizzi
La Procura della Repubblica di Palermo ha archiviato l’indagine a carico del sindaco di Monreale, Piero Capizzi che era indagato per istigazione alla corruzione nell’ambito di una maxi inchiesta relativa all’ex Ato Palermo 2.
A comunicarlo è stato lo stesso primo cittadino nel corso della seduta del consiglio comunale di ieri sera. Il provvedimento di archiviazione reca la firma dal Gip del tribunale di Palermo Walter Turturici, che ha accolto la richiesta di archiviazione del pm titolare dell’indagine Enrico Bologna il quale, evidentemente, non ha riscontrato concretezza nell’ipotesi accusatoria a carico del sindaco.
La vicenda che riguardava Capizzi faceva parte di un’indagine molto più ampia a seguito della quale nel marzo scorso erano stati spiccati 53 avvisi di garanzia, ed era legata ad un episodio verificatosi il 20 dicembre del 2013 nel quale l’attuale primo cittadino, ai tempi consigliere comunale, utilizzando toni scherzosi, su richiesta di una cittadina, avrebbe chiesto ad un dipendente dell’Ato di occuparsi dello spazzamento di una zona di Monreale. Questi avrebbe risposto di essere a conoscenza della problematica, affermando che avrebbe effettuato il servizio e che sarebbe andato sul posto per mangiare un panettone e bere lo spumante, considerato che il periodo era quello natalizio.
Tutto ciò per la Procura avrebbe fatto configurare i reati che erano stati contestati al sindaco. Archiviando la posizione di Capizzi, però (stralciata da quella degli altri indagati), la Procura stessa ha riscontrato che non c’era il carattere della serietà nella conversazione “incriminata”, propendendo, quindi, per l’infondatezza della notizia di reato. Qualche giorno dopo il sindaco, assistito dal suo legale, Giuseppe Botta era stato interrogato, chiarendo la sua posizione.
“Un provvedimento che mi restituisce serenità – ha detto ieri il primo cittadino, che al momento della notifica dell’avviso di garanzia non aveva escluso l’ipotesi di dimissioni in caso di rinvio a giudizio – e che mette fine ad una vicenda con la quale ho dovuto convivere come con una spada di Damocle, pur sapendo di avere sempre agito nel rispetto delle regole e nell’interesse dei cittadini. Non nascondo, proprio per questo motivo, di aver vissuto momenti di inquietudine, che però, adesso sono terminati, poiché il tempo è galantuomo, come qualcuno ha ricordato, attribuendo però alla frase ben altro significato. Ho avuto sempre grande rispetto e piena fiducia nell’operato della magistratura che ringrazio per la solerzia con cui ha agito, riabilitando in tempi brevi la mia figura personale, professionale e politica. Ringrazio tutti coloro che mi hanno espresso solidarietà, ma non coloro che, invece, hanno deliberatamente voluto compiere dei meri atti di sciacallaggio”.