Caso Saguto: Per l’accusa “utilizzava il servizio di scorta ai fini privati”
Tra i reati che i pm di Caltanissetta ipotizzano ai danni dell’ex presidente della Sezione misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, c’è anche l’abuso d’ufficio.
Il magistrato, che godeva di una protezione di terzo livello, :viaggiava a bordo di una Lancia Thesis blindata con autista giudiziario e doppia tutela, e un sistema di vigilanza generica radio-collegato all’abitazione.
Sulla blindata non potevano essere trasportate persone diverse da quella tutelata, ad eccezione di stretti familiari in casi straordinari; ma secondo quanto dichiarato dai finanzieri della polizia tributaria di Palermo, ed ammesso anche dagli uomini a suo servizio, Silvana Saguto avrebbe utilizzato le scorte per uso privato.
Dalle testimonianze emergono svariati episodi, come quello che gli avrebbe fatto accompagnare delle amiche a casa dopo avere trascorso la serata del Festino di Palermo insieme, o ancora quando l’auto blindata sarebbe stata utilizzata per ritirare un cestino in argento in Prefettura per essere portato da un fioraio.
Gli uomini della scorta sarebbero stati impiegati anche per andargli a comprare i ricci o il mangime per il cane, per ritirargli delle ricette dal medico o le scarpe dal calzolaio, o consegnare della frutta all’amica Francesca Cannizzo, ex Prefetto di Palermo.
Gli uomini delle scorte avrebbero ammesso di essersi adeguati ai desideri di Silvana Saguto, ” non solo perché era “una consuetudine che le personalità scortate rivolgessero richieste relative ad incombenze estranee ai compiti istituzionali della tutela, ma anche per la sudditanza psicologica nei confronti dell’ex presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo “.
“Vedevamo l’influenza e i rapporti privilegiati che Silvana Saguto aveva con i prefetti che nel tempo si sono succeduti, con i vertici di tutte le forze di polizia e con gli altri magistrati”, avrebbero raccontato ancora gli uomini delle scorte, “abbiamo sempre tollerato certi comportamenti delle persone scortate, anche perché è capitato che alcuni colleghi che in passato si sarebbero rifiutati di assecondare la volontà dei soggetti tutelati, siano stati trasferiti ad altri incarichi”.
Il timore di un trasferimento, quindi, avrebbe spinto gli uomini delle scorte a subire in silenzio.