Carini. Affari e omicidi nei verbali del neo pentito Pipitone
Il neo pentito di Carini Antonino Pipitone parla di delitti e lupare bianche, dei soldi della famiglia Lo Piccolo, riapre vecchi casi irrisolti e fa i nomi di colletti bianchi a servizio dei boss. Gli inquirenti tendono a minimizzare, quasi a voler distogliere l’attenzione da lui. Però ad ascoltarlo – secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia – sarebbe andato lo stesso procuratore Francesco Lo Voi.
Via dunque alla caccia ai riscontri: già avviati scavi e ricerche di resti umani per individuare presunti responsabili di una lunga scia di delitti impuniti o parzialmente puniti- che insanguinò la zona tra Carini, Torretta e Partinico dagli anni 90 in poi.
Nino Pipitone che è in carcere da dieci anni, quei fatti li conosce per esperienza diretta. C’è da ricostruire come Salvatore e Sandro Lo Piccolo instaurarono il loro regno nel carinese. Ù
Pipitone è capace di integrare il racconto del suo predecessore, l’attuale pentito Gaspare Pulizzi, condannato a 12 anni per una serie di omicidi, ma il cui racconto, per mancanza di riscontri, non bastò per processare e condannare altre persone.
Ecco così che riaffiora il caso della duplice lupara bianca di cui rimasero vittime i carinesi Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, uccisi secondo Pulizzi, in maniera brutale a colpi di mazzuolo. I due, appartenenti al boss Calogero Passalaqua, nemico di Pipitone, erano ritenuti implicati nella scomparsa di Luigi Mannino, allevatore incensurato di Torretta, di cui si persero le tracce nel 99 e che era un parente dei Lo Piccolo. C’è poi il caso di Paolo Alduino, panettiere ucciso a Partinico, il 10 aprile dello stesso anno e il ritrovamento del cadavere carbonizzato del camionista di Carini Francesco Giambanco. Insomma una serie di episodi sui quali si stanno cercando riscontri e conferme.