Blitz antimafia tra San Giuseppe Jato, San Cipirello e Monreale – Video e intercettazioni

Lesioni gravi, minacce, estorsioni, illecita detenzione di armi e sostanze stupefacenti sono le accuse contestate a vario titolo a sedici tra boss e gregrari del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato arrestati nell’ambito dell’operazione “Monte Reale” dai carabinieri del gruppo Monreale. In manette sono finiti Antonino Alamia, Sergio Denaro Di Liberto, Ignazio Bruno, Giovan Battista Ciulla, Onofrio Buzzetta, Vincenzo Simonetti, Domenico Lupo, Salvatore Lupo, Giovanni Pupella, Benedetto Isidoro Buongusto, Antonino Serio, Pietro Lo Presti, Alberto Bruscia, Francesco Balsano, Salvatore Billetta e Giovanni Matranga. I carabinieri hanno smantellare i clan di Monreale e San Giuseppe Jato e sono riusciti a sventare pure piani di morte. Gli indagati venivano ascoltati e seguiti dai militari che negli ultimi due anni hanno inferto un duro colpo a Cosa Nostra locale con le operazioni “Quattro Zero” e “Nuovo Mandamento”. Le indagini hanno registrato in presa diretta l’evoluzione delle dinamiche interne dell’organizzazione mafiosa di San Giuseppe Jato e della famiglia di Monreale, con particolare riferimento alle successioni al vertice del mandamento e della dipendente articolazione mafiosa.  A Monreale il clan si stava riorganizzando sotto la guida di Giovan Battista Ciulla, al vertice di quello di San Giuseppe Jato c’era Ignazio Bruno che avrebbe partecipato pure a summit con i mafiosi di Corleone. Ciulla e Buzzetta nell’intenzione di modificare le strategie operative della locale consorteria criminale avevano cercato l’appoggio di Buongusto ma la nascita della nuova alleanza ha aggravato i risentimenti già nutriti dai vertici del mandamento di San Giuseppe Jato nei confronti di Ciulla, a causa della cattiva gestione degli affari della famiglia di Monreale. Volevano ucciderlo e lui è fuggito ad Udine (è stato arrestato il 16 marzo scorso  nell’operazione “Quattro.Zero”). A Ciulla è subentrato Francesco Balsano. L’investitura durante un incontro tra gli esponenti dei due mandamenti mafiosi che avevano pure deciso di punire gli affiliati dell’ex reggente della famiglia di Monreale. Si sono quindi susseguite una serie di aggressioni,  intimidazioni  e  minacce come registrato dalla microspie. Tra gli altri reati la detenzione illecita di armi e di sostanze stupefacenti. Il 3 agosto 2015 i carabinieri hanno scoperto una coltivazione di marijuana a Piana degli Albenesi. 900 piante di cannabis sativa che una volta essiccata ed immessa nel mercato avrebbe potuto fruttare circa un milione di euro. Documentate inoltre quattro estorsioni ai danni di attività commerciali. Nessuno però ha denunciato, soltanto in due chiamati dai carabinieri avrebbero ammesso di avere subito pressioni da parte della mafia per l’installazione nei bar di slot machine.

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