E’ morto Frank Mannino, ultimo luogotenente del fuorilegge di Montelepre Salvatore Giuliano
Se ne è andato con i suoi segreti su una delle pagine più oscure nella storia della Repubblica Italiana, quella del banditismo di Montelepre e del suo leader, il fuorilegge Salvatore Giuliano.
Frank Mannino, conosciuto in paese come Ciccio Lampo, sarebbe morto di vecchiaia, all’età di 94 anni, una decina di giorni fa, a Genova, dove ormai viveva da moltissimi anni.
Mannino, era l’ultimo testimone vivente di quella stagione di oltre 50 anni fa, in cui vennero intrecciate trame tessute di mito e sangue, di mafia e poteri occulti dello Stato, di complotti e servizi segreti.
Ex stagnino e figlio di un carabiniere, Mannino si era “arruolato” nell’esercito dell’Evis, fondato da Salvatore Giuliano, con l’abnegazione e la dedizione di un soldato perché sognava l’autonomia della Sicilia dall’Italia tiranna e l’annessione agli Stati Uniti d’America.
Frank Mannino nel 1952 venne condannato a 302 anni di reclusione. In carcere ebbe modo di conoscere la Bibbia. Le autorità carcerarie di Procida chiesero la grazia per lui. La grazia fu infine concessa e il 28 dicembre 1978, fu scarcerato. Stabilitosi a Genova, si convertì ai testimoni di Geova.
In una intervista rilasciata tempo fa al quotidiano genovese “Il corriere Mercantile” disse: ”Quel 1° maggio a Portella della Ginestra io non c’ero”. Ma i giudici della Corte d’Assise di Viterbo non dette credito alle sue dichiarazioni, tanto che lo condannò a due ergastoli. ”Io – ha affermato – facevo parte del gruppo che, in seno alla banda, si occupava di sequestri e a Portella non ci andai. Ho preso parte solo a due conflitti a fuoco per fortuna senza morti. Poi dopo la Liberazione la mia fede mi ha convinto a dire tutto accollandomi anche un sequestro di persona che mi tornò in mente ascoltando un altro bandito”.
Mannino, nell’intervista, racconta anche altre ”sue’” verità: in primo luogo smentisce l’ipotesi che l’uomo trivellato di colpi di fucile e sepolto nella tomba di Montelepre, suo paese natale, non sia il bandito Giuliano ma un sosia. ”Turi è morto – ha detto Mannino -,mi hanno cercato in tanti quando è stato riesumato il cadavere. Ma per me non ci sono dubbi, quelli sono i suoi resti, non di un sosia”.
Nemmeno sulle cause della morte di Giuliano, Mannino ha dubbi: ”Non credo che Turi sia stato ammazzato da Gaspare Pisciotta, suo cugino – ha concluso -, lui l’ha tradito, ma il vero assassino è chi organizzò l’agguato. Pisciotta m’é morto tra le braccia all’Ucciardone, ucciso con il veleno nel caffé”.
Mannino ha poi ricordato la sua lunghissima amicizia Turi: ”Eravamo bambini insieme a Montelepre. Scoprii dopo un po’ di tempo che era colonnello dell’Elvis, l’esercito di volontari per la liberazione della Sicilia di cui facevo parte anche io. Giuliano ha aggiunto – non era cattivo. Cominciò a uccidere quando i carabinieri lo fermarono per la terza volta e gli sequestrarono il grano che stava contrabbandando”.
Fiumi di inchiostro sono stati sciupati per scrivere questa storia che, ormai, sembra destinata a restare avvolta nel mistero. Quest’anno decade il segreto di stato apposto sull’intera vicenda, ma ad oggi tutto continua a tacere.