Protezione Civile, pochi i comuni siciliani che hanno adottato il piano per le emergenze
Su 390 comuni siciliani, solo 190 hanno adottato un piano di protezione civile, utile ad individuare possibili vie di fuga in caso di emergenza
Il terremoto che ha seminato morte e distruzione nel centro Italia fa emergere il dato registrato dalla Protezione Civile Nazionale fino a settembre del 2015; solo il 49% dei sindaci è in regola, contro il 77% della media nella nostra nazione.
Tutti gli enti locali dovrebbero approvare gli strumenti necessari per garantire in caso di calamità naturali anche luoghi sicuri di raccolta della popolazione, aree idonee per organizzare il campo aiuti e, ancora, indicazioni sulla presenza di disabili, scuole e centri con anziani.
I sindaci sono stati obbligati attraverso una legge del 2012 a dotarsi di un piano di Protezione Civile con il quale monitorare il territorio, valutare i rischi e gli scenari in caso di emergenza, tutelare i soggetti più a rischio.
Ma non essendoci sanzioni per chi non applica la disposizione di legge, la strada per l’inadempienza è molto breve.
Eppure questi strumenti consentono di limitare i danni ed evitare di aggravare il bilancio in caso di tragedie come quella appena subita, anche perché rappresentano un punto di riferimento per i soccorsi che potranno così muoversi meglio sul territorio ed evitare, ad esempio, di piazzare le tende in aree a rischio frana.
Il capo della protezione civile siciliana, Calogero Foti, afferma, comunque che la Sicilia, in caso di calamità, è in ogni caso pronta ad affrontare le emergenze, poiché anche in assenza di piani, c’è gente formata e preparata in tal senso. La Protezione Civile regionale, infatti, sta lavorando sulla proposta di una riforma per consentire di far fronte ad ogni evenienza, in caso di disastro, prevedendo ad esempio energie tra i comuni o poteri sostitutivi, nel caso dovesse venire a mancare qualcuno nella gestione dei soccorsi.