Cinisi. Maggioranza contro Manzella, si va verso la sfiducia del presidente

L’atto di accusa è in un faldone di 52 pagine. Dentro ci stanno le motivazioni per sfiduciare il presidente del consiglio comunale di Cinisi, Giuseppe Manzella. In sostanza i capi di accusa, formulati dalla maggioranza sono due. Il primo punta sulla mancanza di imparzialità. Il secondo, invece, dice che il capo dell’assise civica si sarebbe attribuito compiti di rappresentanza politica propri del sindaco e avrebbe esercitato ruoli esecutivi della giunta. Per dimostrarlo, si citano estratti di verbali, interviste a blog e, persino, pagine facebook che dimostrerebbero, secondo la mozione presentata dal capo gruppo Marina Maltese, che il presidente non sarebbe stato all’altezza del ruolo. Nello stesso documento, protocollato martedì scorso, la maggioranza ha chiesto di mettere il punto all’ordine del giorno entro dieci giorni. Nella stessa seduta, si dovrebbe eleggere il nuovo presidente già indicato nel consigiliere Nino Ruffino. Dunque, lo scontro tra la compagine che sostiene il sindaco Giangiacomo Palazzolo e Manzella ha toccato il punto più alto. Due anni fa, fu il primo degli eletti con 387 preferenze. In questi anni, però, ci sono stati dissapori che, al di là se si tratti di violazioni ai compiti istituzionali, rendevano evidente che i rapporti politici erano tesi. A luglio si era consumata la frattura quando Manzella aveva preso le distanze dal gruppo di appartenenza. Subito, gli ex compagni, lo avevano eletto con dodici voti su venti, hanno preteso le dimissioni. Infine l’epilogo con la presentazione della sfiducia che, però, ha sostanzialmente ragioni politiche. Manzella respinge le accuse e si difende dichiarando: «Ho solo agito in difesa del territorio di Cinisi. La verità è che si tratta solo di una questione di poltrone». «Infatti –ribatte il consigliere Marina Maltese- il presidente eletto da una maggioranza nella quale non si riconosce più, avrebbe dovuto dimettersi spontaneamente». Adesso, le sorti sono in mano ai consiglieri comunali. Perché la sfiducia passi, occorrono soltanto undici voti. Ma anche su questo punto, c’è una divergenza perché, a detta di Manzella, la norma comunale va aggiornata per portare il quorum a quattordici. La possibilità che il presidente salti dalla poltrona, invece, è contemplata dallo statuto comunale modificato, dopo che un altro capo dell’assise, Salvatore Abbate, si schierò contro l’amministrazione. Poi, anche un altro presidente, Nino Vitale, entrò in rotta di collisione con il sindaco, ma finì il mandato. Quello di Giuseppe Manzella è il terzo caso di sfiducia nell’arco di tre legislature.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Hide picture