Caso Maniaci. Chiuse le indagini, il giornalista: «sono sereno»

«Sono sereno, anche se qualcuno mi ha già condannato, nonostante allo stato attuale ho ricevuto soltanto l’avviso di chiusura delle indagini», è il commento di Pino Maniaci alla notizia –tra l’altro già anticipata ieri dal tg di Tele Jato, diretto proprio dal giornalista- sulla chiusura delle indagini dell’operazione Kelevra da parte della Procura di Palermo. Il 4 maggio scorso in sette finirono in carcere e due ai domiciliari per reati collegati alle attività illecite di Cosa Nostra a Borgetto. Maniaci non c’entra niente con storie di mafia, e i carabinieri si sarebbero imbattuti in lui per caso, nell’ambito di un’indagine su presunti rapporti tra amministratori locali e malavita borgettana. I militari del gruppo Monreale hanno documentato presunte estorsioni che il giornalista di Tele Jato avrebbe commesso ai danni dei sindaci di Borgetto e Partinico, rispettivamente Gioacchino De Luca e Salvo Lo Biundo. Secondo le indagini, Maniaci si sarebbe fatto “pagare” per mantenere una linea soft nei confronti dei due amministratori, insomma per non parlare male di loro durante il telegiornale. Accuse che mandano su tutte le furie il giornalista che continua a sostenere di «non aver mai fatto sconti a nessuno e di aver sempre mantenuto alta l’attenzione sull’operarato delle due amministrazioni comunali denunciando attraverso la sua emittente fatti e misfatti». Per quanto riguarda le presunte estorsioni, Pino Maniaci ha dichiarato anche ai magistrati che i soldi ricevuti dal sindaco Gioacchino De Luca altro non erano che il pagamento di pubblicità. Sul denaro “strappato” alle tasche del sindaco Lo Biundo, il giornalista sostiene invece che servivano per aiutare una donna in difficoltà, una sua amica che, però –sempre secondo le indagini- sarebbe stata assunta temporaneamente e “abusivamente” al Comune di Partinico. Ancora da sciogliere il nodo sulla presunta estorsione che avrebbe subito l’ex assessore di Borgetto, Gioacchino Polizzi. Intercettato nel maggio 2013 si sarebbe lamentato con l’ex sindaco Davì, di aver fornito a Maniaci 2000 euro di magliette ed una casa gratis per tre mesi, ma nonostante “i favori erogati” il giornalista lo avrebbe attaccato durante un servizio andato in onda su Tele Jato. Sentito dagli inquirenti, Polizzi non avrebbe confermato la circostanza e il gip aveva ritenuto insussistente l’ipotesi di estorsione all’ex assessore. La Procura si è appellata e il tribunale del Riesame ha accolto la richiesta ed ha disposto un nuovo divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo per il direttore di Telejato, che per una ventina di giorni era stato allontanato da Partinico (per via delle altre estorsioni contestate). I suoi legali, gli avvocati Bartolomeo Parrino ed Antonio Ingroia, avevano fatto ricorso in Cassazione riuscendo a bloccare l’esecutività del provvedimento. La decisione è adesso fissata per il prossimo 14 ottobre. I giudici decideranno sia se addebitare o meno al giornalista anche questa presunta estorsione, sia se riapplicare il divieto di dimora. Intanto di una cosa Pino Maniaci è certo: «mi rinvieranno a giudizio». Alle accuse di estorsioni si sarebbero aggiunte quelle per diffamazione: il direttore di Tele Jato è stato querelato da giornalisti, dal vicesindaco di Borgetto Vito Spina e dall’ex presidente del consiglio comunale Elisabetta Liparoto.

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