Reperti trovati a Carini, “non appartengono ai Maiorana”
Non apparterrebbero ad Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio, scomparsi ad agosto 2007, la scarpa e il sacco trovati dagli investigatori, che da anni indagano sulla vicenda, in fondo a un pozzo nelle campagne tra Carini e Torretta. E’ quanto emerge dall’analisi dei carabinieri del Ris a cui la procura di Palermo ha delegato gli esami sui reperti. Gli oggetti erano sepolti sotto uno spesso strato di materiale edile. Nelle scorse settimane i pm di Palermo Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene hanno notificato un avviso di garanzia, per il reato di omicidio, a due imprenditori: Francesco Paolo Alamia e Giuseppe Di Maggio, ritenendo che siano coinvolti nella scomparsa e nella morte, ormai certa dei Maiorana. Secondo quanto accertato dal Ris la scarpa ritrovata è da donna e di misura 34-35, mentre il sacco sarebbe stato un prodotto in vendita sino a 15 anni fa, ben prima dunque, della scomparsa. I Maiorana si allontanarono dal cantiere edile di Isola delle Femmine in cui stavano costruendo delle villette. Agli operai dissero che sarebbero tornati di lì a poco. La loro auto venne ritrovata nel parcheggio dell’aeroporto di Palermo chiusa e vuota. In un primo tempo si ipotizzò l’allontanamento volontario, ipotesi che ha lasciato poi spazio alla tesi del sequestro e dell’omicidio legato a motivi di lavoro. Dice il legale di Alamia, Fabrizio Bellavista: “Alla luce delle analisi del Ris spero che questa politica del sospetto si interrompa e che la procura provveda ad archiviare velocemente l’indagine sul mio cliente. Resta il dispiacere per i familiari dei Maiorana che, dopo anni, attendono ancora di conoscere la verità”.
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