Intestazione fittizia di beni, chiesta condanna a 4 anni per un avvocato di Carini
Per la seconda volta la Cassazione si è pronunciata contro l’arresto dell’avvocato Gaspare Genova, il legale carinese accusato di fittizia intestazione di beni, per cui la Procura ha comunque chiesto una condanna a 4 anni.
La richiesta arriva dal Pubblico Ministero Anna Maria Picozzi che ha depositato una requisitoria scritta contro il professionista ritenuto presumibilmente prestanome dei boss Pipitone di Carini.
Indizi non sufficientemente gravi per una misura cautelare, hanno finora stabilito i giudici di merito e di legittimità che però, non gli ha risparmiato la richiesta di condanna avanzato dal pubblico ministero del pool coordinato dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
Anna Maria Picozzi e Amelia Luise avevano chiesto per lui il carcere, ma il riesame aveva detto di no e si è opposto pure dopo che la cassazione aveva annullato l’ordinanza negativa.
Da qui un nuovo ricorso alla Suprema Corte, che stavolta ha dato ragione alla difesa.
Le due persone che avrebbero confermato il quadro indiziario nei confronti di Genova, sarebbero dovute essere ascoltate davanti ad un legale, poiché coinvolte, anche loro, nella vicenda.
Gaspare Genova ha chiesto il rito abbreviato per essere giudicato allo stato degli atti.
Ieri, il giudice Matassa ha rinviato la decisione al 19 ottobre, per esaminare la requisitoria e le memorie difensive scritte depositate dagli avvocati di Genova.
L’inchiesta giudiziaria ruota attorno al tentativo del clan Pipitone di far sparire i propri beni, intestandoli a prestanome, uno dei quali sarebbe considerato l’insospettabile avvocato di Carini che, è implicato nella compravendita di un terreno e di quattro immobili fittiziamente intestati ad Angela Conigliaro e ceduti per 275 mila euro.
Attualmente, il boss Angelo Antonino Pipitone, la moglie Franca Pellerito, il genero Benedetto Pipitone, la moglie di quest’ultimo Epifania Pipitone e l’altra figlia del boss Gasziella, stanno affrontando un processo in corso alla terza sezione del tribunale di Palermo.