Delitto Salvia: il partinicese Francesco Autovino ammette di averlo colpito
Messo alle strette dagli investigatori, il partinicese Francesco Autovino, 48 anni, avrebbe ammesso di avere colpito Antonio Salvia, ma solo per legittima difesa. Dice che non voleva uccidere, nel corso della violenta rissa da cui però sono partite le coltellate. 5 i fendenti che avrebbero colpito la vittima, tre alle braccia che Antonio Salvia sarebbe riuscito a schivare, e due in pieno torace, quelli che lo hanno ucciso poiché hanno tranciato di netto diversi vasi sanguigni, procurandogli lo shock emorragico.
Un numero di colpi che, secondo i carabinieri della compagnia di Partinico che indagano sull’omicidio, contrasta con la versione della ligittima difesa. I militari, infatti, sono ancora alla ricerca di altri riscontri per ricostruire l’intera vicenda.
Coordinati dal pm Paolo Guido, gli investigatori stanno sentendo alcuni testimoni che hanno assistito alla rissa. Recuperata pure l’arma del delitto, un coltello a serramanico con una lama lunga 12 cm e anche bastoni e spranghe di ferro.
Non è ancora chiaro a chi appartengano e a chi l’abbia tirati fuori. Ma gli esami scientifici consentiranno di rilevare sia le impronte digitali che le tracce di sangue.
Intanto, il fratello di Francesco Autovino, Giuseppe, tappezziere e Presidente della Consulta comunale dello Sport e, Gianluca Rizzo, 26 anni, carrozziere, devono rispondere solo dell’accusa di rissa e porto di abusivo di arma da taglio.
I carabinieri, stando ai primi accertamenti hanno appurato che, mercoledì mattina