Carini, bloccata confisca di beni nei confronti dell’imprenditore Lorenzo Altadonna

La Cassazione ha annullato il verdetto emesso nel novembre del 2014, dalla quinta sezione Misure di Prevenzione, della Corte d’appello di Palermo, che aveva tolto beni, per 160 milioni di euro, all’imprenditore di Carini Lorenzo Altadonna.

Finito in manette nel novembre del 2007, nell’ambito dell’operazione Occidente, Altadonna venne assolto nel 2009, con sentenza poi passata in giudicato, dopo una condanna a 12 anni che, gli era stata inflitta nel primo grado di giudizio.

Un assoluzione che, per i magistrati della Corte d’Appello di Palermo, venne definita irrilevante rispetto all’aggressione al patrimonio, poiché sufficiente il sospetto di vicinanza o contiguità con i mafiosi e l’impossibilità di dimostrare la provenienza lecita del patrimonio, in assenza della corrispondenza fra gli introiti legittimi e il reddito effettivo.

Ma la Cassazione, in sede di misure di prevenzione, ha deciso di volere un quid pluris prima di procedere alla confisca definitiva dei suoi beni, rinviando la decisione alla Corte d’Appello di Palermo che si era già espressa per sottrargli il “piccolo impero” ritenuto, dai giudici, anche di proprietà di boss di Carini ed in particolare della famiglia Pipitone.

Tesi non condivisa dalla Cassazione che ha accolto il ricorso dell’avvocato Nino Mormino che, rappresenta gli interessi di Lorenzo Altadonna, rimettendo tutto in discussione.

Il nuovo giudizio è stato affidato alla seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo, dato che la quinta, essendosi già pronunciata, è divenuta incompatibile.
Nel lungo elenco dei beni sequestrati ad Altadonna, su cui si attende ulteriore pronuncia, figurano 76 fra terreni, appartamenti, conti correnti e società, che si estendono tra Carini, Torretta e la provincia di Trapani. Tra queste due ville lussuose, 12 proprietà nel trapanese, di cui 5 terreni e un’abitazione popolare a Valderice, due appezzamenti di terreno a Campobello di Mazara ed altri beni a Terrasini e Carini.

A Lorenzo Altadonna, la Corte d’Appello, restitui’ solo una ditta individuale, due magazzini e un terreno.

Nel nuovo procedimento della sezione misure di prevenzione sono coinvolti pure Vincenzo Pipitone, 60 anni, originario di Torretta, come prevenuto; mentre come intestatari formali dei singoli beni ci sono la moglie del boss, Giovanna Seminatore di 56 anni, GianVincenzo, Antonino e Salvatore Pipitone, di 24, 36 e 33 anni e, Pierina Fiorello di 49 anni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Hide picture