DIvieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani per il direttore di Telejato (Video)
Non sarebbe stata la mafia a bruciare l’auto di Pino Maniaci, il direttore di Telejato, ne tantomeno sarebbero stati i boss ad impiccare i suoi due cani.
Le intercettazioni disposte dalla procura di Palermo che, nell’ambito del blitz antimafia di questa notte a Borgetto, ha emesso pure nei suoi confronti un divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani, avrebbero svelato che le intimidazioni subite da Pino Maniaci le avrebbe fatte il marito di una sua presunta amante e che lui ne sarebbe stato consapevole.
Alla stampa Maniaci dichiarò che fossero intimidazioni mafiose per le sue inchieste giornalistiche. Quel giorno, il 4 dicembre dello scorso anno, tra i tanti attestati di solidarietà ricevuti, agli arrivo pure una telefonata del presidente del Consiglio Matteo Renzi; cosa di cui pochi minuti dopo si sarebbe vantato al telefono con un’amica a cui avrebbe detto : “pure quello stronzo di Renzi mi ha chiamato”.
Le indagini dei carabinieri del comando provinciale e del gruppo di Monreale che è nata per caso, durante alcuni accertamenti dei carabinieri sulle amministrazioni comunali, demoliscono la sua immagine.
Secondo la Procura, infatti, la mafia non c’entra in questa storia. Il giornalista è indagato per estorsione nei confronti dei sindaci di Partinico e Borgetto, da cui avrebbe preteso soldi e favori per ammorbidire i suoi servizi televisivi.
Questa mattina, gli è stata notificata la misura cautelare. Deve allontanarsi da Partinico, dove ha sede la piccola televisione privata.
Il provvedimento è stato emesso dal gip Fernando Sestito su richiesta dei sostituti procuratori Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia e dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
Pino Maniaci è accusato di aver estorto al sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo anche un’assunzione per la sua presunta amante. Un contratto di solidarietà al Comune per la durata di tre mesi che, così come avrebbe affermato il primo cittadino interrogato dai carabinieri, “alla scadenza, non poteva essere rinnovato; ma Maniaci diceva che dovevamo farla lavorare a tutti i costi e allora io e alcuni assessori ci siamo autotassati per pagarla”.
Intercettato, Maniaci, avrebbe rassicurato la donna dicendo: “Per quella cosa ho parlato, già a posto, stai tranquilla, si fa come dico io e basta. Qua si fa come dico io se ancora tu non l’avevi capito… decido io, non loro… loro devono fare quello che dico io, se no se ne vanno a casa”.
Prova questa, secondo i magistrati, delle “vessazioni” imposte dal giornalista antimafia.
Alla presunta amante avrebbe addirittura detto di “volerle fare vincere un concorso all’azienda sanitaria locale di Palermo. Grazie alle sue solite buone amicizie, affermando che “ormai tutti e, dico tutti, si cacano se li sputtano in televisione”.
Altro episodio emerso per caso risale al 10 giugno del 2014. La telecamera piazzata dai carabinieri nella stanza del sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca riprende Maniaci che esordisce: “Benedetta liquidità, sborsate…”. Si vede il giornalista che distende il braccio e fa un cenno con la mano. Poi dice: “Mi dai 250 euro”. E il primo cittadino chiosa: “Si, 400 te ne devo dare”. Una scena che lasciò investigatori e magistrati perplessi. Perché quei soldi? Alla ricerca di una risposta i magistrati di Palermo decisero di mettere sotto controllo il telefono di Maniaci.
Così, sono emerse le storie dei presunti ricatti che hanno portato il giornalista simbolo dell’antimafia ad essere indagato per estorsione. Aveva fatto dei servizi pesanti sul sindaco di Borgetto, così come lui stesso nei giorni scorsi si difendeva sostenendo di essere vittima di un complotto, per le sue denunce sulla gestione dei beni confiscati. Ma poi avrebbe detto al sindaco che era pronto uno scoop sensazionale, che avrebbe portato allo scioglimento del consiglio comunale. Uno scoop mai andato in onda. Sempre nell’estate del 2014 il direttore di Telejato avrebbe parlato spesso al telefono con l’addetto stampa di De Luca. Che poi riferiva al sindaco: “Mi ha fatto 12 mila telefonate chiddu”. Maniaci chiedeva qualcosa. Ma cosa? Ancora i carabinieri non lo sapevano. Il sindaco diceva al suo addetto stampa: “A posto, ci dici che di qua a questa sera è tutto fatto, non c’è problema”. L’addetto stampa: “Gli dico che passa dalla Carcara e se li viene a prendere più tardi?… Faccelo ora perché questo è un pazzo di catena”. Una telefonata dai toni concitati: “Ma è a posto, domani glielo diamo, tranquillo, senza nessun problema… Ma oggi non ha fatto nessun servizio?”. Risposta dell’addetto stampa: “La metà l’ha fatto, questo non lo ha fatto”.
“La Carcara” è il ristorante gestito dalla famiglia del sindaco di Borgetto. La cosa da consegnare al più presto a Maniaci sarebbe stato un assegno, per pagare una pubblicità del locale su Telejato. Una pubblicità che secondo l’accusa dei pm nascondeva un’estorsione.