Alcamo. Arrestato l’ex vicesindaco Pasquale Perricone
Sei alcamesi sono coinvolti in operazione della Guardia di Finanza che ha notificato provvedimenti cautelari in carcere per Pasquale Perricone, imprenditore ed ex vicesindaco di Alcamo, Girolama Maria Perricone, Marianna Cottone, Emanuele Asta (funzionario del Centro per l’impiego), ai domiciliari sono finiti Francesca Cruciata e Mario Giardina, divieto di esercitare l’attività professionale per Domenico Parisi. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di reati contro il patrimonio e la la pubblica amministrazione. Sequestrati beni e disponibilità finanziarie .Trentadue sono gli indagati a piede libero. Gli inquirenti avrebbero scoperto un “comitato di affari” capace di condizionare la gestione amministrativa del comune di Alcamo in particolare nell’assegnazione di appalti pubblici. La lunga e delicata attività d’indagine svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani e dalla Tenenza di Alcamo è scaturita dal fallimento di una società consortile “Nettuno arl” incaricata dei lavori di riqualificazione del porto di Castellammare del Golfo. L’inchiesta ha svelato la natura “fraudolenta” della bancarotta che ha provocato una distrazione di somme per circa 4 milioni di euro e successivamente ha fatto luce sulla figura Pasquale Perricone, amministratore occulto della fallita società e della “CEA Soc.Coop.”, aggiudicataria dell’appalto, unitamente alla CO.VE.CO Srl (già nota alla cronaca per la vicenda del Mose di Venezia). Perricone, spiegano gli inquirenti, pur non figurando ufficialmente nella compagine di alcuna di queste società, sarebbe stato il regista della scellerata operazione imprenditoriale, voluta e pianificata sin dall’inizio con il preciso scopo di appropriarsi e disperdere le ingenti risorse di denaro pubblico finite nelle casse della “C.E.A. Soc. coop” e destinate alla realizzazione del porto di Castellammare del Golfo. E’ emersa pure l’esistenza di un gruppo ristretto di persone che nel settore imprenditoriale ha operato e opera in modo spregiudicato ed in totale violazione della legge, nel tentativo di accaparrarsi appalti e finanziamenti comunitari e che avrebbe esteso il suo potere anche alla Banca di Credito Cooperativo “Don Rizzo”. Pasquale Perricone è indicato dagli inqurenti quale “uomo di riferimento” della famiglia mafiosa Melodia di Alcamo nel campo imprenditoriale e all’interno dell’amministrazione comunale. Tra i reati contestati a Perricone anche quello di aver lucrato sui fondi stanziati per la formazione professionale: avrebbe organizzato corsi fantasma. Sarebbe infatti riuscito a corrompere un funzionario del Centro per l’impiego di Alcamo, Emauele Asta, in cambio della disponibilità di quest’ultimo ad attestare falsamente la regolarità dei corsi fantasma, preannunciando la data e l’ora delle ispezioni “a sorpresa”.