Sequestrati i beni di Artale, la finanza: «società sostenuta dal boss di Castellammare»
Dopo l’arresto di Vincenzo Artale, imprenditore antiracket accusato di fare affari con i boss, arriva adesso un’altra batosta nei suoi confronti. La Guardia di finanza gli ha sequestrato beni per cinque milioni di euro. Le indagini si sono svolte parallelamente a quelle dei carabinieri di Trapani che hanno portato all’operazione antimafia “Cemento del golfo”. Il sequestro riguarda 2 abitazioni, 2 terreni, rapporti finanziari, 4 veicoli, la ditta individuale a lui intestata, operante nel settore dell’edilizia e altre 3 società.
Tra queste, la “OCCIDENTALCEM S.r.l.”e la “IN.CA. S.a.s. entrambe produttrici di calcestruzzo e ora gestite da un amministratore giudiziario. In particolare, la “IN.CA.” aveva assunto, grazie al sostegno della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo guidata dal boss Mariano SARACINO, una posizione di sostanziale monopolio quale fornitore di cemento alle aziende edili operanti nel Trapanese. Proprio per aver tentato di imporre ad alcuni imprenditori l’acquisto di calcestruzzo prodotto dalla società, Vincenzo Artale è indagato insieme ad altri soggetti.
Gli accertamenti patrimoniali svolti dalle Fiamme Gialle palermitane hanno fatto emergere la consistente sproporzione del valore dei beni posseduti rispetto ai redditi dichiarati negli anni dall’indagato e dal suo nucleo familiare e permesso quindi di fondare su tale sbilancio il provvedimento di sequestro.