Palermo. Sequestrati beni per 15 milioni, siglilli al “Gran Cafè San Domenico”
Arrestato la notte di Natale del 1993 nell’ ambito di un’operazione contro il traffico di stupefacenti, era nuovamente finito in manette per mafia nel 2000 e nel 2002, adesso la guardia di finanza ha sottoposto a sequestro un ingente patrimonio riconducibile a Francesco Paolo Maniscalco, figlio di Salvatore, appartenente al mandamento di Palermo-Corso dei Mille. Il provvedimento è stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale, su proposta del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto procuratore Calogero Ferrara. Sigilli al Gran Cafè San Domenico a due passi dal “Pantheon degli eroi” dove è custodita la tomba del giudice Giovanni Falcone. Sotto sequestro pure la palestra “Body Club” di via Dante, aziende operanti nel settore dolciario e della torrefazione del caffè, immobili, autovetture oltre a decine di rapporti finanziari, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro. Già nel 2012 i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo avevano indagato sulgi interessi economici di Francesco Paolo Maniscalco, portando alla luce un patrimonio ed una serie di società a lui riconducibili, ma intestate fittiziamente a terzi. Troppa sproporzione fra i modestissimi redditi dichiarati e la sua ricchezza. Francesco Paolo Maniscalco fu arrestato nella notte di Natale del 1993 nell’operazione “Angelo due” che portò alla scoperta di una organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti sull’asse Colombia-Gran Bretagna-Italia, in collegamento con i cartelli di Calì e della Valle del Cauca in Colombia. Nel 2000 era finito nuovamente in carcere, insieme ad altri esponenti di vertice del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova, per aver organizzato un colpo da 20 miliardi di lire all’Ufficio di Crediti su Pegno della Sicilcassa di Palermo che risaliva al 1989. Nel giugno del 2002, infine, era stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa in relazione ai suoi rapporti con Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capo di Cosa Nostra, Totò. Le attività di Maniscalco, finite sotto sequestro attività saranno affidate all’amministrazione giudiziaria.