Il Castello alcamese di Calatubo potrebbe finire nelle mani dei privati

Il Governo Renzi vuol cedere ai privati il Castello di Calatubo, la fortezza millenaria che sovrasta il territorio di Alcamo.

Un maniero dalla storia affascinante, che è stato parzialmente distrutto negli ultimi decenni e che recentemente aveva raccolto l’attenzione dei cittadini e del Fai che hanno lavorato per riqualificarlo.
La volontà’ del Governo Renzi è emerge nell’ambito del decreto “Sblocca Italia”, emanato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in coordinamento con il ministero dello Sviluppo economico, attraverso l’Ice e in collaborazione con il Dipartimento del Tesoro, il ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Agenzia del Demanio.

L’annuncio è stato pubblicato online su investinitalyrealestate.com, un portale “dedicato alla presentazione di offerte di investimento in immobili pubblici, di società partecipate pubbliche o partecipate pubblico-privato, destinate ad operatori italiani ed esteri”.

Ovviamente si sono scatenate le polemiche per un monumento che negli ultimi anni ha trovato l’apprezzamento di molti. Lo scorso anno, infatti, nell’ambito delle giornate Fai di Primavera, è stato il più più votato nel concorso Luoghi del Cuore Fai in Sicilia, e il terzo in Italia.
Grazie a questo risultato il Fai e Intesa San Paolo avevano decretato l’investimento di 150 mila euro per riqualificare il Castello di Calatubo.

“Il nostro maniero – commenta in una nota l’associazione Salviamo il Castello di Calatubo – è il simbolo stesso dell’intera storia siciliana, una storia che ha visto ininterrottamente il susseguirsi di quei popoli che hanno portato la civiltà in tutto il mediterraneo, che va dagli uomini primitivi fino alla seconda guerra mondiale. Dare il ‘Nostro Castello’ a privati e ai loro investimenti sarebbe non solo perdere un’opportunità di crescita per il nostro territorio, ma soprattutto trasformare migliaia di anni della nostra storia, un’offesa al nostro passato e della nostra amata Sicilia”.

Il commissario straordinario alla guida del Comune di Alcamo Giovanni Arnone dice che «Non è ipotizzabile alienare un bene così importante per la storia di Alcamo». Dopo una verifica con gli uffici, esclude che l’ente abbia mai dato un assenso di questo tipo al governo. «Qualora ci fosse un soggetto privato o pubblico interessato ad avere in concessione il bene – ha dichiarato – deve interloquire con noi, la volontà del Comune si espliciterà in quella sede e dipenderà dall’offerta, servirà capire che tipo di investimenti verranno previsti e la durata dell’eventuale concessione».
Arnone, in ogni caso, si mostra disponibile alla collaborazione coi privati per la valorizzazione del castello. «Quello della concessione – sottolinea – è uno dei pochi strumenti rimasti agli enti locali per non fare degradare i beni, non vedo niente di male se un privato ci guadagna qualcosa attraverso uno sbigliettamento o una piccola attività di ristorazione e al contempo garantisca la messa in sicurezza e la fruibilità del sito».

Una patata bollente che, in ogni caso, passerà al futuro sindaco di Alcamo. Il 5 giugno, infatti, i cittadini torneranno alle urna per eleggere il nuovo primo cittadino e rinnovare il Consiglio Comunale.

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