Carini. Nonna condannata per aver “venduto” la nipotina: «sono innocente»
«Sono innocente, io tutti questi uomini che avrebbero violentato mia nipote nemmeno li conosco, io le ho sempre voluto bene», si difende la nonna di Carini condannata in primo grado a 10 anni con l’accusa di aver “venduto” la nipotina. La donna ha contattato telefonicamente la nostra redazione raccontando una storia diversa rispetto all’articolo che abbiamo pubblicato lo scorso 23 febbraio, nel quale si descriveva la vicenda giudiziaria. Una storiaccia di abusi e degrado che sarebbe avvenuta tra Carini e Partinico nel 2002. La donna era accusata di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile, e le è stata inflitta –dai giudici del Tribunale di Palermo che hanno accolto la tesi del pm Alessia Sinatra- una pena a 10 anni. Sei uomini, per lo più anziani, erano stati condannati in altri processi, perché avrebbero violentato in occasioni diverse la bambina. Uomini che la nonna dice di non conoscere «non sono mai stata pagata per far abusare di mia nipote –spiega la sessantacinquenne- io sono contro queste cose». Secondo la ricostruzione dell’accusa, la bambina usciva spesso da casa da sola anche nelle ore serali, raggiungeva il centro di Carini e qui incontrava gli uomini che a turno avrebbero abusato di lei. «Non permettevo a mia nipote di uscire di sera –replica la nonna-, sono molto severa; io stavo tutto il giorno al lavoro, la bambina veniva accudita da mio marito, andava a scuola e nel pomeriggio al doposcuola e poi stava a casa. Ripeto –dice ancora la signora- io sono severa e se solo avessi saputo queste cose di cui mi accusano, non le avrei mai permesse; raccomandavo sempre alla bambina di non accettare mai niente da nessuno e a non dare confidenza a nessuno». La piccola, oggi venticinquenne, è figlia di genitori separati e viveva, appunto, con i nonni, poi fu affidata ad una casa famiglia e raccontò alle assistenti sociali della struttura il suo dramma. Da qui le indagini e il processo che ha condannato in primo grado la nonna, che però si proclama «innocente».