Altofonte. Denuncia e fa arrestare usuraio ma il paese lo emargina
Il 15 giugno scorso ha fatto arrestare dai carabinieri l’uomo a cui si era rivolto per avere un prestito e che poi gli avrebbe chiesto interessi usurai e minacciato. Alessio Nicola Pitti da quel giorno non riesce a lavorare ad Altofonte. «Qui non posso vivere – racconta – mi dicono che sono ‘sbirro’ perché mi sono rivolto agli inquirenti e che non merito di vivere in paese». Intanto per un commerciante e per una donna, i pm hanno ottenuto dal gip il giudizio immediato. Il presunto strozzino deve rispondere di usura aggravata dal metodo mafioso: avrebbe detto alla vittima di agire per conto di un fratello di Domenico Raccuglia, boss di Altofonte. «La mia disavventura è iniziata quando ho dovuto donare parte del mio fegato a mia sorella – racconta Pitti – Per mesi non ho potuto lavorare. Mio padre che mi dava una mano in quel periodo si è ammalato ed è morto, mia moglie mi ha lasciato. Così ho chiesto soldi a Bruno. Adesso chiedo aiuto. Ho bisogno di lavorare» (ANSA)