Vertenza Tecnosistemi di Carini, risarcimento per gli 80 ex dipendenti
Si è concluso il secondo troncone del processo contro la Tecnosistemi, in cui sono state confermate le pene inflitte nei primi due livelli di processo e la condanna al pagamento delle spese processuali e della provvisionale per ciascuno degli ormai ex 80 lavoratori dello stabilimento di Carini, costituitisi parte civile e rappresentati dagli avvocati Ettore Zanoni, Piergiorgio Weiss e Francesca Artoni.
Si conclude così l’amara vertenza che ha avuto protagonisti 80 operai del circondario, impiegati nel ramo d’azienda Ricerca e Sviluppo del Gruppo Tecnosistemi di Carini, che produceva apparati di energia destinati all’alimentazione di sistemi di telecomunicazione.
La Tecnosistemi venne dichiarata insolvente dal Tribunale di Milano il 30 settembre del 2003 e posta dal 22 dicembre dello stesso anno in amministrazione straordinaria. Dal 21 ottobre del 2003 ai lavoratori non venne più permesso di varcare i cancelli della fabbrica perché messi in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria.
Dal 22 marzo 2007 la Tecnosistemi in amministrazione straordinaria mise in mobilità i lavoratori.
La sede sociale del Gruppo Tecnosistemi era ubicata a Milano e il dominus era Mario Mutti. I lavoratori dell’azienda di Carini si costituirono parte civile nel processo contro la società che il Tribunale di Milano decise di dividerlo in due tronconi: il primo contro Mutti; il secondo contro Giovanni Barbieri + altri.
Il processo contro Mutti, conclusosi oltre un anno fa, ha visto la condanna con sentenza definitiva dell’imprenditore.
Il processo contro Barbieri + altri si è appena concluso in favore degli ex dipendenti che – in una nota – ringraziano i legali che, “con il loro determinante contributo e l’impegno profuso hanno affermato la “Giustizia” in una battaglia che vedeva contrapporre Davide e Golia”.
Il portavoce degli ex lavoratori, Pino Martinez aggiunge – “Credo che una sentenza come questa può fare scuola a tutti i lavoratori che hanno vissuto, vivono o si apprestano a vivere la nostra stessa situazione. Dopo dieci anni circa di attesa, finalmente, è arrivata almeno la giustizia processuale per dei lavoratori che ancora oggi vivono l’angoscia di un posto di lavoro perduto e mai più ritrovato e che dava la certezza di mantenere gli equilibri familiari”.