Carini. Braccio di ferro Procura-Riesame sull’arresto di un avvocato

E’ braccio di ferro tra la Procura e giudici sull’arresto dell’avvocato Gaspare Genova, 56 anni, per il suo presunto coinvolgimento negli affari della famiglia mafiosa di Carini, il clan Pipitone, che avrebbe cercato di far sparire i propri beni intestandoli a prestanome.

Secondo quanto riporta il giornale di Sicilia, in un articolo di Riccardo Arena, i pm del pool coordinato dal procuratore Vittorio Teresi avevano chiesto per lui il carcere, ma il riesame ha detto di no una prima volta e non ha cambiato idea nemmeno dopo che la Cassazione aveva annullato l’ordinanza negativa. Ecco perchè il sostituto procuratore Amelia Luise è tornata a presentare ricorso alla Suprema Corte, alla ricerca del secondo annullamento.

E’ un aspetto formale e sostanziale, quello che finora ha evitato l’arresto del professionista: in sostanza le due persone che, secondo la Procura e lo stesso tribunale del riesame, confermano il grave quadro indiziario nei confronti di Genova, non potevano essere sentite senza l’assistenza di un legale, perchè anche loro di fatto devono essere considerate coinvolte nella vicenda. E per questo – sostiene il riesame – le loro dichiarazioni sarebbero inutilizzabili.

L’accusa mossa al professionista si inquadra nell’ambito di un inchiesta dei carabinieri– ora sfociata in processo – in cui era coinvolta anche un’altra avvocatessa, Annalisa Vullo, che l’estate scorsa aveva scelto di patteggiare una pena di sei mesi pena sospesa per il reato a lei contestato e derubricato in favoreggiamento non aggravato.

Genova, legale dei Pipitone sarebbe implicato nella compravendita di un terreno e di quattro immobili fittiziamente intestati ad Angela Conigliaro e ceduti per 275 mila euro. Il penalista respinge ogni addebito ed ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato.

Stanno affrontando il processo Franca Pellerito, moglie del capomafia, Epifania e Benedetto Pipitone, ripettivamente figlia e genero del boss Angelo Antonino, Francesco Marco Pipitone, Angela Conigliaro e Graziella Pipitone. Secondo l’accusa, il clan Pipitone avrebbe tentato di salvare il patrimonio da sequestri e confische.

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