“Fa propaganda per l’Isis su Facebook”, fermata e scarcerata ricercatrice dell’Università

Frequentava l’università di Palermo come dottoranda di ricerca della facoltà di Economia, ma era impegnata in tutt’altra attività: faceva propaganda per la Jihad. Una cittadina libica di 45 anni, Khadiga Shabbi, è stata fermata domenica dalla sezione antiterrorismo della Digos di Palermo, che ha eseguito un provvedimento di fermo firmato dal procuratore aggiunto Leo Agueci e dai sostituti Geri Ferrara ed Emanuele Ravaglioli. Il gip Fernando Sestito non ha convalidato il fermo, ritenendo che non ci sia il pericolo di fuga: la donna è stata scarcerata questa mattina, ha solo l’obbligo di dimora a Palermo. Può anche utilizzare Internet. Le viene contestato il reato di istigazione ed apologia di reato con finalità di terrorismo, con l’aggravante della «dimensione transnazionale della condotta». La dottoranda di ricerca rilanciava sul suo profilo Facebook i messaggi e i video delle milizie islamiche collegate con l’Isis che in Libia sono in guerra con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Secondo la ricostruzione dell’accusa, farebbe parte dell’organizzazione terroristica come «soggetto a disposizione». Dalle intercettazioni della polizia è emerso che la dottoranda aveva anche cercato di fare arrivare a Palermo un nipote, pure lui impegnato nelle milizie islamiche e per questo ricercato dalle forze governative: Khadiga lo aveva iscritto a un corso di italiano per stranieri, così da fargli ottenere un permesso di soggiorno; ma poi il progetto era sfumato per la morte del nipote, durante un bombardamento su Bengasi. Khadiga è risultata in contatto con altri simpatizzanti della causa jihadista, in Belgio e in Gran Bretagna. Alla donna viene contestato anche di avere trasferito somme di denaro all’estero. Ma il quadro grave proposto dall’accusa non ha convinto il gip Fernando Sestito, che non ha convalidato il fermo rigettando la richiesta di misura cautelare in carcere

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