Borgetto. Caso Bommarito, “nuove prove” per la revisione del processo (video)
“Vincenzo Bommarito la sera del sequestro di Pietro Michele Licari non si trovava nelle campagne tra San Giuseppe Jato e di San Cipirello, bensì ad almeno 25 chilometri di distanza, nella zona compresa tra Alcamo e Castellammare del Golfo”, ne sono certi gli avvocati Cinzia Pecoraro e Baldassare Lauria, legali del giovane ergastolano di Borgetto per il quale hanno presentato istanza di revisione del processo. Una certezza che verrebbe confermata –come è noto- da un dato tecnico scientifico, ovvero la perizia sulle celle telefoniche effettuata dal professore Roberto Cusani. Pecoraro e Lauria hanno presentato il caso ieri pomeriggio nel convegno “Giustizia Ingiusta – La legge è uguale per tutti?” organizzato alla biblioteca comunale di Borgetto; presenti –tra gli altri- il sindaco Gioacchino De Luca, la presidente del consiglio comunale Elisabetta Liparoto e il presidente dell’osservatorio per lo sviluppo e la legalità “Giuseppe La Franca”, Claudio Burgio, che si è detto disponibile a sostenere la battaglia intrapresa dalla famiglia Bommarito e da un team di esperti che crede nell’innocenza di Vincenzo. Tra i professionisti che si occupano del caso, anche Ernesto Mangiapane, esperto psicogiuridico in ambito criminologico, che ieri sera ha annunciato di voler applicare la tecnica dello IAT, una sorta di “macchina della verità” riconosciuta a livello giuridico e forense in Italia e già utilizzate in note vicende giudiziarie. Nel corso del convegno sono state inoltre illustrate le nuove presunte prove acquisite dai legali che proverebbero l’innocenza del loro assistito. Gli avvocati Pecoraro e Lauria sono convinti che dietro l’omicidio del possidente partinicese ci siano delle forze occulte, che le indagini siano state insufficenti e che il processo -che si è concluso con la pena all’ergastolo per Vincenzo Bommarito- sia stato condotto in modo affrettato. Il giovane di Borgetto è stato accusato dal reo confesso Giuseppe Lo Biondo che in abbreviato è stato condannato a 13 anni e 4 mesi e che dal carcere avrebbe scritto delle lettere di perdono a Bommarito per “averlo tirato in ballo”. Secondo quanto accertato da Cinzia Pecoraro e Baldassare Lauria il giovane di San Cipirello nutriva sentimenti di odio nei confronti di Vincenzo. I legali confutano inoltre il movente che per i giudici che avrebbe spinto Bommarito a sequestrare Licari: “grave esposizione economica” sarebbe stato scritto nella sentenza definitiva, “ma il giovane non avrebbe avuto debiti, se non una rata di 2.250 euro pagata in ritardo per un mero errore della banca nella quale aveva acceso un mutuo”. Pietro Michele Licari fu rapito il 13 gennaio del 2007, il suo cadavere fu rinvenuto un mese dopo in pozzo nelle campagne tra San Giuseppe Jato e San Cipirello. L’uomo morì di stenti.
GUARDA LE INTERVISTE