Scoperte armi nel Corleonese
Emergono nuovi particolari dall’operazione Grande Passo 3 che ieri ha decapitato presunti boss e gregari della mafia tra Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina.
Intanto, nel corso dell’operazione di ieri, i Carabinieri hanno eseguito una serie di perquisizioni con il sequestro di un arsenale composta da una pistola e quattro fucili oltre relativo munizionamento, che sono state trovate nell’ovile di Salvatore e Roberto Pellitterri, finiti ieri in carcere.
Le armi erano nascoste sotto le balle di fieno: una pistola Beretta calibro 7.65 con il colpo in canna pronta a sparare ed un fucile semiautomatico Franchi calibro 12, oltre a numerose munizioni. Nel pomeriggio le indagini, hanno consentito di trovare in campagna dello zio dei Pellitteri, Pino, Grisafi Pellegrino 56 anni di Caltabellotta, nascosti in un pozzetto frigo in disuso, tre fucili perfettamente funzionanti, uno a canne mozze marca Franchi calibro 12 con matricola abrasa, una doppietta sovrapposta marca Lames calibro 12 con matricola parzialmente abrasa e un’altra doppietta calibro 12 prima di matricola, e relativo munizionamento, tra cui colpi a palla singola.
Un importante riscontro che conferma, secondo i carabinieri, la pericolosità sociale degli arrestati, che avevano in mente di costituirsi in un mandamento diverso da quello di Corleone, avvicinandosi ad esponenti agrigentini di cosa nostra, e che programmavano omicidi, anche su commissione per somme di denaro esigue.
Come nel caso del “compare del tabacchino” che avrebbe temuto di perdere l’eredità, decidendo di assoldare dei killer per sbarazzarsi del terzo incomodo. Con “tremila euro”, avrebbe messo le cose a posto.
I militari del Gruppo di Monreale e del Nucleo investigativo, guidati dai colonnelli Pietro Sutera e Mauro Carrozzo, hanno documentato tutte le fasi preparatorie dell’omicidio. I protagonisti sarebbero stati Vincenzo Pellitteri e Paolo Musaracchia. Sono loro, uno arrestato un anno fa e l’altro nel blitz di ieri, gli uomini finiti sotto intercettazione.Dalle intercettazioni, Musaracchia avrebbe illustrato a Pellitteri i motivi dell’incarico ricevuto e avrebbe avvisato il “committente” dei rischi a cui andava incontro. Musaracchia e Pellitteri avrebbero anche detto di avere ricevuto il benestare da “don Aspano”, e cioè Gaspare Geraci, anziano capofamiglia di Chiusa Sclafani. E venne il giorno in cui Musaracchia e Pellitteri discussero con chi aveva commissionato loro il delitto, al termine del quale avrebbero riepilogato i passaggi del piano di morte appena messo a punto. L’omicidio, che doveva apparire come l’epilogo di una storia di femmine, doveva avvenire nelle campagne di Contessa Entellina. Fortunatamente nel settembre del 2014 Masaracchia venne arrestato e l’omicidio venne sventato.