Minacce alla moglie, carinese condannato
Era finito sotto processo per avere più volte minacciato la moglie , anche di morte , per futili motivi. Lo avrebbe fatto, secondo l’accusa, dicendole che “ l’avrebbe sgozzata, che le avrebbe bruciato la casa e che le avrebbe portato via persino le bambine”. Adesso , a quattro anni di distanza dai fatti, l’imputato M.V. 36enne di Carini, è stato condannato a due mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali, senza il beneficio delle attenuanti generiche.
Lo stesso è stato altresì condannato al risarcimento del danno arrecato alla parte civile (la moglie), liquidati in complessivi 3mila euro, nonché al pagamento delle spese processuali sostenute dalla stessa parte offesa , quantificati in 1.140 euro.
L’imputato , invece , è stato assolto ,con la formula “ perché il fatto non sussiste.” in ordine al secondo capo d’imputazione: l’aver tenuto una condotta contraria all’ordine e alla morale della famiglia, avrebbe fatto mancare i mezzi di sussistenza alla figlia minore, omettendo di contribuire direttamente e indirettamente ai bisogni e alle necessità della prole, disinteressandosi completamente delle sue necessità”. Il verdetto è del giudice della seconda sezione penale del tribunale di Palermo , Alessia Geraci.
La vicenda risale a ottobre del 2011, quando i rapporti tra i due coniugi si sarebbero incrinati a causa dell’atteggiamento aggressivo e minaccioso, assunto dall’imputato nei confronti della moglie. Infine, a portare la donna , a denunciare il marito , sarebbero stati due episodi in particolare , come riferito nel corso del processo dalla stessa parte civile e dai testimoni. Nella prima circostanza, marito e moglie avrebbero avuto un’animata discussione a seguito del rifiuto della donna, che non avrebbe consentito al coniuge di portare con sé la figlioletta , in quanto, la bambina era stata da poco dimessa dall’ospedale.
Circostanza ,che avrebbe fatto infuriare l’uomo , il quale in preda all’ira avrebbe minacciato di morte la moglie. In un’altra occasione , l’imputato , dopo aver minacciato di morte ancora una volta la congiunta, si sarebbe , invece, precipitato nell’abitazione del padre della stessa, dove pensava di trovarla. Ma non essendo stato così, avrebbe sfogato la sua rabbia sul suocero e lo avrebbe aggredito fisicamente, come riferito sempre dai testi escussi. Da ciò la querela sporta dalla donna nei confronti del marito, dal quale , nel 2011 si separò, iniziando a convivere con il compagno.
Tutti i testimoni , inoltre, nel corso del processo, hanno confermato che l’imputato sarebbe venuto meno ai propri doveri di assistenza nei confronti delle figlie nel momento in cui la moglie lo denunciò , la quale,invece, mostrando di non avere alcun intento punitivo nei confronti del coniuge , avrebbe reso dichiarazioni , addirittura favorevoli nei confronti di quest’ultimo, ammettendo , di fatto, che il marito , nel primo periodo successivo alla separazione , e precisamente fino a ottobre del 2011, contribuì al mantenimento delle figlie. Il difensore di fiducia dell’imputato ha presentato appello avverso La sentenza.