Corleone, ispezione dei carabinieri in municipio
I carabinieri sono arrivati ieri di buon mattino al Comune di Corleone e sono andati via con le carte dell’appalto per la ristrutturazione del campo sportivo.
Dopo il blitz e gli arresti di “Grande passo 3” di venerdì scorso, il nuovo capitolo investigativo punta a chiarire le eventuali infiltrazioni di Cosa nostra nella macchina amministrativa. I militari del Nucleo investigativo di Monreale sono partiti dalle intercettazioni telefoniche.
Antonino Di Marco, considerato un pezzo grosso della mafia di Palazzo Adriano, che del campo sportivo era il custode prima di finire in cella, aveva a cuore le sorti di Carmelo Gariffo, nipote di Bernardo Provenzano. Era stato scarcerato e Di Marco voleva trovargli un lavoro in uno dei cantieri finanziati dal Comune. Gariffo, che aveva un gran bisogno di soldi, alla fine non fu assunto, ma adesso si indaga su altre pressioni nei cantieri. Non solo quello per la ristrutturazione, ancora in corso, della struttura sportiva. Così come si indaga sull’influenza che i mafiosi potrebbero avere esercitato tramite Giovanni Savona, fratello del sindaco di Corleone, Leoluchina, considerato a loro vicino.
Il sindaco avrebbe subito delle pressioni, tanto che si sarebbe rivolta ai carabinieri. “Ad oggi – afferma – non è arrivato nessun avviso di garanzia per mio fratello. Qualora i magistrati dovessero identificarlo come appartenente a cosa nostra, nella qualità di sindaco di Corleone mi dissocerei da mio fratello” dichiara sulle pagine del Giornale di Sicilia. “Nella qualità di sorella pur essendo affettivamente legata a lui, rinnegherei l’appartenenza alla famiglia Savona.
Intanto emergono nuovi retroscena dell’operazione Grande passo 3. In una intercettazione, Antonino Di marco e Francesco Paolo Scianni, mettono in dubbio la leadership di Messina Denaro. “Non può essere mai il capo, è difficile che fa il capo di tutti”.