Giardinello, l’ex sindaco Geloso: “la legge non è uguale per tutti” (Video)
La Terza sezione del Consiglio di Stato ribalta la decisione del Tar del Lazio e conferma lo scioglimento del Comune di Giardinello per infiltrazioni mafiose.
I giudici hanno accolto, infatti, il ricorso presentato dalla Presidenza della Repubblica, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Palermo, i quali avrebbero fatto emergere sospetti sul «condizionamento della vita amministrativa locale».
Il sindaco del paese di poco più di 1000 abitanti, Giovanni Geloso, assieme alla sua giunta e ai consiglieri comunali, si erano rivolti al Tar del Lazio chiedendo l’annullamento dei provvedimenti che l’8 agosto del 2014 avevano portato il Consiglio dei Ministri a decretare lo scioglimento delle cariche elettive in seno all’ente locale e, quindi, di essere reintegrati nelle rispettive funzioni.
Il tribunale amministrativo aveva accolto il loro ricorso e il 24 marzo scorso, in esecuzione della sentenza, sindaco, giunta e Consiglio Comunale erano stati nuovamente reinsediati.
I giudici del Tar avevano argomentato che «i denunciati contatti con la criminalità organizzata avevano riguardato non l’amministrazione oggetto del provvedimento impugnato e la relativa maggioranza consiliare, bensì ambiti politici vicini ad altri gruppi; che le denunciate frequentazioni di tipo personale e privato e quindi sostanzialmente estranee, salvo casuali ed occasionali momenti, all’esercizio di funzioni pubbliche, andavano inquadrate nella fisiologica possibilità di rapporti personali ed affettivi nell’ambito della ristretta comunità presente in un piccolo paese e, che le affermate irregolarità dell’attività della struttura amministrativa comunale, non sembravano però riconducibili ad un disegno unitario da cui potevano evincersi fenomeni in atto d’infiltrazione mafiosa».
Di parere opposto il Consiglio di Stato che ha richiamato, tra l’altro, l’esame delle intercettazioni ambientali e telefoniche disposte nel corso dell’operazione investigativa Nuovo Mandamento, da cui, a loro dire, risulta «ben evidente come vi sia stato, anzitutto, un preciso condizionamento degli ambienti malavitosi locali e, in particolare, del locale boss mafioso, Giuseppe Abbate, sulle elezioni comunali di Giardinello e, come l’appoggio di detto boss alla lista poi risultata vincitrice abbia determinato, al di là di ogni dubbio, un condizionamento degli organi politici da parte della criminalità organizzata di stampo mafioso.
E non giova in senso contrario assumere, come deducono gli appellati, che in realtà il locale capomafia appoggiasse altra lista, risultata poi perdente alle elezioni comunali, poichè l’esame delle intercettazioni rivela, al contrario, che la mafia condizionava e influenzava, con il peso dei ‘suoi’ voti, indistintamente tutte le liste e, per la sua influenza fattasi ormai pervasiva, era in grado di condizionare, comunque, la vita amministrativa locale anche prescindendo dal contatto con il candidato o gli esponenti di questa o quella singola lista».
Con queste motivazioni, il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tar, estromettendo nuovamente dalle loro funzioni, sindaco, giunta e Consiglio Comunale che, non potranno più ricorrere in appello.