Imprenditore alcamese torna in carcere per usura
Prestava denaro ad interessi del 260%. Un usuraio di Alcamo torna in carcere. La Corte di Cassazione, infatti, ha confermato la pena inflitta all’imprenditore Alberto Galofaro, di 49 anni, già condannato a 16 anni di reclusione nel processo di primo grado, poi ridotti a dieci anni dalla Corte di Appello di Palermo.
Il procedimento si basava su episodi avvenuti tra la fine degli anni novanta ed i primi del 2000. L’uomo era il gestore di alcune finanziarie con le quali, secondo le indagini di polizia e carabinieri, prestava somme di denaro ad imprenditori, commercianti ed artigiani in stato di difficoltà, con interessi di gran lunga superiori a quelli normalmente praticati e che variavano dal 60 al 260%.
Galofaro, che nel frattempo era stato rimesso in liberta’, è stato nuovamente arrestato dagli uomini del commissariato di polizia di Alcamo e condotto nel carcere San Giuliano di Trapani per scontare la pena.
Dopo due giorni di pedinamento ed osservazione, al fine di escludere un probabile allontanamento, Alberto Galofaro è stato rintracciato nella sua residenza estiva di Alcamo Marina ed arrestato.
Galofaro è stato condannato a pagare 48 mila euro di multa, oltre ad una provvisionale di 125 mila euro.
L’uomo dovrà anche risarcire l’Associazione Antiracket e Antiusura di Alcamo che si è costituita parte civile al processo.
Ad Alberto Galofaro sono state confiscate due auto, una moto, un’imbarcazione, un appartamento e disposto il sequestro per beni di un valore stimato dagli inquirenti in circa 250 mila euro.
L’inchiesta condotta da dai Carabinieri e dal Commissariato di Alcamo alcuni anni fà, anche con la collaborazione dei cittadini, condusse gli inquirenti a formulare le accuse nei suoi confronti; Imputata nello stesso procedimento era la madre del Galofaro, accusata di detenzione illegale di arma da fuoco,ma la donna venne assolta perchè il fatto non costituisce reato.
L’ordine di cattura giunge dopo il rigetto della corte di cassazione, del ricorso dallo stesso presentato contro la pesante condanna detentiva per usura aggravata, tentata estorsione e detenzione abusiva di armi.
Il pesante verdetto, pari a dieci anni di reclusione, arriva dopo due complessi gradi di Giudizio, in esito ai quali è stata riconosciuta la validità della laboriosa attività svolta dalle forze dell’ordine.
Una certosina attività che consentì di acquisire elementi probatori ed indizi avallati nel
primo provvedimento restrittivo cautelare emesso dal G.I.P. di Trapani nell’aprile del 2005.
L’importante risultato investigativo era il frutto di parallele indagini avviate autonomamente
dai Commissariati di polizia di Alcamo e Castellammare del Golfo, da un lato, e dalla
Compagnia dei Carabinieri di Alcamo dall’altro, le quali malgrado trattassero diverse
ipotesi delittuose, confluivano nelle stesse risultanze investigative.
Alberto Galofaro si presentava alle sue vittime quale operatore nel settore dell’intermediazione del credito, posizione supportata dall’esistenza di una società finanziaria a lui facente capo denominata Istituto Finanziario Europeo S.r.l. con sede a Trapani.