Regione commissariata su depurazione acqua
Nella Sicilia delle emergenze ci sono 1 miliardo e 300 milioni di euro bloccati. Soldi che servirebbero ad affrontare il nodo dei depuratori, che vede la Sicilia gettare in mare ben il 60 per cento di acqua non trattata da fogne; fondi che rimangono nei cassetti a causa di liti interne al Pd, bracci di ferro tra Palazzo d’Orleans e Palazzo Chigi e burocrazia lumaca.
Così in Sicilia, il governo nazionale, ha deciso di nominare un commissario per le opere su depuratori e reti fognarie, l’assessore Vania Contrafatto, fino al 2 dicembre scorso magistrato della Procura di Palermo.
Il commissario dovrebbe ingaggiare una lotta contro il tempo per sopperire alle lentezze burocratiche dei Comuni che non hanno saputo mettere a regime i fondi con progetti che risalgono al 2009.
La delibera Cipe 60/2012 stanziava 1.643 milioni di euro Fesr e Fas, sbloccando opere per 1,8 miliardi di euro, per tentare di risolvere le infrazioni europee in corso sulle acque reflue al Sud. Interventi da realizzare e mettere in funzione entro quest’anno, pena sanzioni della Corte di giustizia Ue, a partire dal 2016, che oggi Palazzo Chigi stima in 485 milioni di euro l’anno.
A distanza di tre anni sono stati firmati contratti solo per 69 opere su 180, pari a 367 milioni di euro su 1.807 (il 20%), e i lavori sono partiti solo su 32 opere, per 148 milioni di euro. Interventi per oltre 1,4 miliardi sono ancora bloccati, in gran parte ancora in progettazione.
Inoltre a fine marzo la Commissione europea ha avviato una terza procedura di infrazione per le acque reflue su altri 817 agglomerati, e dunque ora dovrà partire una nuova tranche di interventi. Una prima lista da 240 milioni al Centro-Nord è già finanziata con un decreto del ministero dell’Ambiente del novembre 2014, una seconda per 2,6 miliardi è quasi pronta al Ministero, da finanziare entro un paio di mesi al Cipe con fondi Fsc 2014-20. E altri interventi andranno individuati nei prossimi mesi nei 544 agglomerati nel mirino al Sud, almeno altri 2-3 miliardi da finanziare con Fsc e
Il nodo però è la progettazione: il ministero dell’Ambiente e Palazzo Chigi puntano a un monitoraggio preventivo molto più forte che in passato sugli interventi proposti, e anche poteri sostitutivi nei confronti di società o enti locali in caso di inerzia o carenze tecniche.