Controlli sulle carni, i veterinari dell’Asp 6 respingono ogni accusa (video)

“Spero di vivere ancora, quel tanto che basta, per dimostrare la mia innocenza”. Con queste parole, velate dall’evidente commozione, il direttore del dipartimento di prevenzione veterinario dell’Asp di Palermo Paolo Giambruno ha chiuso la conferenza stampa convocata stamani, assieme al segretario sindacale italiano dei veterinari Paolo Ingrassia.

Entrambi, con documenti alla mano, hanno risposto alle accuse mossegli contro dalla Digos e dalla Procura e che oggi li vede indagati, a vario titolo, assieme ad altre 27 persone tra veterinari e imprenditori.

“L’inchiesta – hanno spiegato entrambi – era iniziata quattro anni fa. Un dipendente del servizio veterinario aveva denunciato che imprenditori pagavano tangenti per avere favori dal dipartimento. Ebbene dopo quattro anni di indagini –hanno ribadito – di questo denaro non è mai stata trovata traccia”.

Anche sui capi infetti sia Giambruno che Ingrassia hanno replicato alle accuse. “I capi affetti da tubercolosi ad un solo organo, normalmente, così come prevede la legge, vengono dati al libero consumo. Nel 2014 su 764 capi trovati con lesione tubercolare, solo 30 sono andati distrutti. Le carni degli animali affetti da tubercolosi, purchè non in una fase generalizzata dell’organismo, possono e devono essere commercializzati”.

Entrando nello specifico, Giambruno ha raccontato che “l’allevatore Carinese Matteo Caruso, a cui negli anni abbiamo sequestrato decine e decine di capi di bestiame, ha avviato alla macellazione tre vitelli risultati colpiti da una lesione tubercolare. Da qui la decisione di applicare la normativa che prevede il sequestro dell’organo e il suo successivo invio all’Istituto Zooprofilattico. Poi però sono state fatte le analisi sui muscoli che sono risultate negative al micro batterio della tbc, a conferma che la tubercolosi riguardava solo un organo. Il solo motivo per cui la carne macellata non è stata immessa nel mercato – ha aggiunto – è che si è alterata in attesa dei risultati delle successive analisi”.

L’episodio avrebbe suscitato l’interesse degli investigatori a seguito di una telefonata intercorsa tra il veterinario del distretto sanitario di Carini Giacomo Lo Monaco e Paolo Giambruno. Lo Monaco avrebbe raccontato a Giambruno di avere ammonito l’allevatore facendogli credere che avrebbe preventivamente distrutto i tre capi sottoposti ai controlli. A motivarne le ragioni, sarebbe stato il fatto che “Matteo Caruso – ha detto Giambruno – per anni avrebbe avuto un allevamento “satellite” parallelo a quello ufficiale, per cercare di sfuggire ai controlli”.

Secondo quanto affermato da Paolo Ingrassia, “l’allevatore avrebbe usato la tecnica di denunciare animali smarriti, pur continuando ad allevarli altrove”. Tantè che l’Asp lo avrebbe tartassato con ripetuti controlli fino a costringerlo ad autodenunciarne il ritrovamento; peraltro il 30% dei capi “ritrovati” gli sarebbero stati abbattuti perché trovati infetti. Adesso Caruso, avrebbe un allevamento ufficialmente indenne.

“Un episodio analogo – ha aggiunto Giambruno – si verifica attualmente nel territorio di Borgetto e nonostante i vari tentativi di individuare i capi di bestiame per prelevarli e controllarli, ad oggi pascolano liberamente tra le montagne anche per l’inerzia di alcuni organi preposti che disertano le apposite conferenze di servizi”.

Paolo Giambruno ha poi posto l’accento sui milioni di euro movimentati da lui in borsa. “Si tratta di operazioni virtuali – dice – io ho movimentato poche migliaia di euro che sono diventate, solo virtualmente, milioni di euro. Personalmente in tutta questa operazione ho guadagnato solo 30 mila euro.
Il consulente della procura questo aspetto l’aveva chiarito ma mi è stato contestato lo stesso”.

Giambruno ha anche contestato l’accusa di aver disposto alcuni trasferimenti come metodo coercitivo per costringere i dipendenti a eseguire determinati ordini. “La rotazione del personale – ha affermato Giambruno – è un obbligo imposto dal Ministero, non è discriminatoria. La rotazione, anzi, è utile a evitare incrostazioni che nel corso degli anni potrebbero crearsi tra un funzionario e un utente”.

Agirò legalmente contro chiunque continuerà a infangare l’onore mio e del dipartimento dove lavoro – ha detto Paolo Ingrassia presidente del Sivemp – l’accusa di avere consentito l’accesso agli atti a personale non autorizzato non esiste, il personale era autorizzato ed è stato pagato per svolgere un servizio di aggiornamento della banca dati d’intesa con l’azienda di Teramo”.

Per finire, Paolo Giambruno, a cui sono stati sequestrati conti correnti, titoli e azienda che avrebbe in società con il boss di Carini Salvatore Cataldo, ha detto di essere entrato con lui in affari nel 2004 quando era un perfetto incensurato e di averne preso le distanze già nel 2008. “Se i suoi figli hanno costruito un capannone per una mia società, stiamo parlando di incensurati che hanno ricominciato da zero”.

Inoltre, in merito alla presunta soffiata all’imprenditore Massimo Carollo sui controlli dell’Asp nella sua azienda dolciaria, Giambruno ha spiegato che questi controlli vanno sempre concordati con le imprese. La telefonata intercettata riguarda la richiesta inoltrata da Massimo Carollo a Paolo Giambruno, di rinviare l’ispezione, poichè impegnato a risolvere un’altro serio problema, quello di un incendio che aveva colpito il suo stabilimento industriale in Tunisia. “Richiesta – conclude – che inoltrai ad un funzionario del servizio veterinario affinchè posticipasse l’appuntamento preso”.

Guarda le interviste a Paolo Giambruno e Paolo Ingrassia

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