Momenti di tensione per lo sfratto di un bene confiscato alla mafia a Partinico, rinviato lo sgombero
Carabinieri e polizia, questa mattina, si sono presentati davanti la casa di Leonardo Casarrubea, al vicolo dei mille, per eseguirgli a sorpresa, lo sfratto disposto dal capo dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Umberto Postiglione.
Non sono mancati i momenti di tensione. Casarrubea, a cui hanno ormai confiscato definitivamente la casa di proprietà in cui vive, un appezzamento di terreno e l’auto, l’unica che possiede, è sposato con Antonina Vitale, sorella dei boss Vito e Leonardo Vitale.
Secondo lo Stato, infatti, i suoi beni che prima gli sono stati preventivamente sequestrati e poi confiscati definitivamente, sarebbero stati realizzati con l’aiuto dei “Fardazza”, i cognati mafiosi.
Ma Leonardo Casarrubea, 52 anni, ha sempre sostenuto il contrario, arrivando persino ad incatenarsi, il 24 settembre del 2012, davanti i locali dell’ex pretura di Partinico, per cercare a gran voce di essere ascoltato sui sacrifici che lo stesso abbia compiuto per costruirsi una casa, un pezzo di terra e un’automobile.
Casarrubea ha sempre sostenuto di averlo fatto lavorando come muratore a Bologna e, in quell’occasione, mostrò i versamenti fatti da emigrato per mettere i soldi da parte, i contratti di lavoro ed altri documenti che a suo avviso i giudici avevano sempre ignorato.
Pare che questa mattina, l’uomo, si sia barricato in casa insieme alla moglie, impedendo l’accesso alle forze dell’ordine intervenute per procedere alle operazioni di sgombero, che alla fine, sarebbero state rinviate.
Sembra, infatti, che l’ormai ex proprietario dell’abitazione, abbia ottenuto, in mattinata, una proroga.