A rischio il servizio idrico in 42 comuni del palermitano
Gli impianti del servizio idrico sono deserti perché dalla mezzanotte sono cessati gli effetti dell’ordinanza prefettizia che attribuiva la gestione all’Ato e da oggi il personale dell’ex Aps è nell’impossibilità di operare, dunque 42 comuni del palermitano sono a rischo emergenza idrica. L’interruzione del servizio può avere infatti gravi ripercussioni sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica, in considerazione del coinvolgimento di 500.000 abitanti, in pericolo pure la tutela della salute e dell’igiene pubblica. I 202 lavoratori si sono radunati questa mattina davanti alla presidenza della Regione per un sit-in di protesta.
“Si è verificato quello che non è contemplato dalla legge: l’interruzione di pubblico servizio” dicono i sindacati, in attesa di un incontro con il presidente Rosario Crocetta per capire come le istituzioni intendano garantire la prosecuzione del servizio, se attraverso un nuovo soggetto da individuare, o con una nuova proroga. I sindacati, appresa ieri la notizia del ritorno del servizio idrico ai Comuni, avevano indetto un primo presidio già in serata, per lanciare l’allarme sulla inevitabile blocco e sulla perdita di 202 posti di lavoro. “La quasi totalità dei sindaci dei Comuni serviti dalla ex Aps non è nelle condizioni di gestire il servizio autonomamente a partire da oggi” affermano ancora i sindacalisti che citano l’ordinanza del prefetto, nella quale si sottolinea che: “il servizio idrico integrato oltre che necessario per la distribuzione di acqua potabile, assicura anche il vettoriamento, il trattamento e dispersione sul corpo ricettore dei liquami e che un vuoto nella gestione implicherebbe, oltre che interruzione di pubblico servizio, disastro ambientale, derivante dallo sversamento dei liquami non trattati che, a loro volta, potrebbero implicare gravi danni alla salute umana e all’igiene pubblica”.
A rilevare il servizio nei 42 comuni serviti dall’Aps doveva essere l’Amap di Palermo ma una vera e propria battaglia con la Regione siciliana ha fatto saltare il piano di emergenza con relativo scambio di accuse fra azienda acquedotto ed assessore all’Energia Vania Contraffatto.
La segreteria provinciale di Italia dei Valori in una nota esprime vicinanza ai 202 Lavoratori ed ai 42 sindaci del territorio palermitano che si trovano a condividere emergenze lavorative e sociali gravissime che le Istituzioni hanno il dovere di prendere in esame, affrontarle e trovare urgenti, improcrastinabili soluzioni.
Intanto l’Ars boccia il nuovo tentativo di riscrivere la riforma dell’acqua.
In commissione Territorio e Ambiente è arrivata una stroncatura netta all’ipotesi di “stravolgere” il ddl, una proposta avanzata dalla Contraffatto, espressione del PD che ha visto l’opposizione anche dei parlamentari del Partito Democratico. “Il governo – spiegano Giovanni Panepinto, Marika Cirone di Marco, Concetta Raia, Anthony Barbagallo e Fabrizio Ferrandelli del PD e Margherita La Rocca Ruvolo dell’Udc – prenda atto dell’orientamento sempre più fermo da parte del Parlamento ed eviti altri tentativi di depotenziare una riforma attesa dai cittadini e dal popolo referendario, che deve servire a migliorare i servizi e alleggerire le tariffe. Non si possono fare passi indietro, il processo di ripubblicizzazione dell’acqua deve essere completato”.
Con la bocciatura delle due riscritture della legge, regge dunque sia l’impalcatura del testo disegnato in commissione che la causa dell’acqua pubblica, che incassa anche lo stop momentaneo ai commissari ad acta in Sicilia, come promesso dall’assessore Contraffatto, “a patto dall’uscita veloce della legge 455 dalla commissione per l’approvazione in Aula”.
Soddisfatto il Movimento 5 Stelle: “Queste riscritture – afferma la depuata Valentina Palmeri – con la scusa di adeguare il testo allo “sblocca-Italia”, di fatto azzeravano il volere degli esiti referendari sull’acqua pubblica e norme frutto di una lunga mediazione. Dopo mesi di discussione siamo riusciti a fare entrare nel testo Marino, il 455, concetti come enti di diritto pubblico, 50 litri gratuiti giornalieri per ogni cittadino residente in Sicilia, e la tariffa unica regionale, proprio perché l’acqua pubblica per noi è anche non fare differenze tra i siciliani. Non ci sono siciliani di serie A e cittadini di serie Z. Non è più pensabile ricominciare tutto da capo. La bocciatura della riscrittura è sacrosanta. Non per nulla è avvenuta all’unanimità, anche da parte del Pd”.