Terreni fra Monreale e Trappeto tra i 10 mln di beni sequestrati a due imprenditori
Ci sono anche 5 appezzamenti di terreno fra Trappeto e Monreale tra i beni sequestrati dai carabinieri del nucleo Investigativo e del Gico della guardia di finanza di Palermo a due personaggi ritenuti vicini a Cosa Nostra.
Si tratta di Luigi Salerno, 68 anni, costruttore edile, affiliato alla famiglia di Porta Nuova, condannato in via definitiva a 9 anni per mafia ed estorsione.
I giudici della sezione misure di prevenzione, presidente Silvana Saguto, a latere Lorenzo Chiaramonte e Fabio Licata, hanno messo sotto sequestro il suo patrimonio e quello di una decina di parenti.
Il secondo destinatario del provvedimento è suo genero, Maurizio De Santis, 50 anni, arrestato nell’aprile dello scorso anno per l’estorsione ai danni della chef Bonetta Dell’Oglio, che gestiva il ristorante «Dispensa dei Monsù» di via Principe di Villafranca. Quel locale si è poi chiamato «il Bucatino» e infine «Cucì». Nei suoi confronti saltò fuori pure la storia di un altro pestaggio con l’aggravante che sarebbe stato organizzato per convincere i titolari di una ditta di trasporti di Termini Imerese a pagare il pizzo.
Luigi Salerno viene considerato “socialmente pericoloso” dagli investigatori non solo per la sua antica militanza in Cosa nostra. Da alcuni colloqui in carcere,infatti, recentemente è emerso che Giuseppe Di Giacomo, poi assassinato alla Zisa, aveva incaricato Alessandro D’Ambrogio, reggente del mandamento di Porta Nuova, di avvicinare Salerno per chiedergli un finanziamento da 100 mila euro per un traffico di droga. Salerno avrebbe preso tempo, provocando la collera di Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano, che gli rimproverava le sue “mancanze” nei confronti dell’organizzazione. Inoltre, Giovanni Di Giacomo aveva incaricato il fratello di pedinare Salerno, forse con il proposito estremo di eliminarlo.
Parallelamente alle indagini penali nei confronti dei due soggetti, sono iniziate quelle patrimoniali, al termine delle quali sarebbe emersa una “enorme sproporzione” fra i redditi dichiarati e il patrimonio accumulato in diversi anni di malaffare. Note aziende del salotto di Palermo, ville, appartamenti, auto, terreni e conti correnti sono stati passati al setaccio dagli investigatori.
I sigilli sono scattati al ristorante “Cucì”, ex “Bucatino”, di via Principe di Villafranca, luogo di importanti incontri tra boss mafiosi della Provincia; al bar/tabacchi “Tabacco & caffè”, di via Daita; al locale “Jazz ’n Chocolate” di cui è stata sequestrata una quota pari al 60%.