L’albergo diffuso diventa realtà. Ecco come trasformare la propria casa in hotel

Un po’ casa e un po’ hotel. E’ l’Albergo diffuso, la nuova forma di ospitalità alberghiera introdotta in Sicilia da una legge del 2013 a firma M5S che adesso entra nel vivo grazie al regolamento attuativo del governo già inviato per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il 27 febbraio il testo sarà presentato all’Ars in un seminario rivolto a imprenditori, associazioni di categoria e Anci. Un appuntamento organizzato dai Cinquestelle a cui prenderà parte, tra gli altri, Giancarlo Dall’Ara, romagnolo, docente di marketing turistico, ideatore del modello – pensato sul finire degli anni Settanta – e fondatore dell’Associazione nazionale alberghi diffusi. “Una novità – dice l’assessore al Turismo Cleo Li Calzi (che ne ha parlato anche alla Bit)– che promuove sull’Isola nuove esperienze di turismo relazionale”. Ma di cosa si tratta? Cosa serve per aprire un albergo diffuso? E cosa significa in termini di sviluppo e occupazione?

LE CARATTERISTICHE   

“E’ una forma di ospitalità turistica pensata per i centri storici e i piccoli borghi”, spiega Claudia La Rocca prima firmataria della legge. La gestione (al contrario che nei Paesi albergo dove la ricettività è offerta da tanti proprietari di case vacanza), è unica. “Un’impresa a tutti gli effetti”, precisa Dall’Ara. Le stanze sono separate dal corpo centrale della reception (da cui l’aggettivo “diffuso”) e dislocate in abitazioni già esistenti, abbandonate o chiuse. Un modo per arricchire l’offerta turistica senza nuove colate di cemento frenando, al contempo, lo spopolamento di tanti piccoli comuni e rispondendo ad una domanda turistica interessata a soggiornare in contesti storici e a contatto con i residenti. Perché, aggiunge Dall’Ara, “in un albergo diffuso, le hall sono due: la prima quella dell’albergo, l’altra la piazza”. La prima regione che ha riconosciuto questo modello nel 1998 è la Sardegna, l’ultima il Molise lo scorso anno. Ed oggi gli alberghi diffusi sono 100 in tutt’Italia. Sette, anche in Sicilia.

COME APRIRE UNA STRUTTURA

Ma cosa ci vuole per aprire un albergo diffuso? E cosa prevede il regolamento attuativo? I requisiti minimi che deve possedere l’albergo sono: almeno due stabili e 7 camere. La struttura poi può avere, proprio come gli hotel tradizionali, varie stelle e, dunque, offrire standard più o meno alti. In ogni caso il regolamento prevede che vi sia una costruzione principale che funziona da reception (dove possono anche esserci alcune stanze) e dove viene servita la colazione. E altre abitazioni a una distanza massima di 300 metri. L’Ad può usufruire di deroghe rispetto alle prescrizioni previste per le camere d’albergo tradizionali (ad esempio sull’altezza del soffitto o la larghezza delle finestre). “Deroghe che servono – spiega Dall’Ara – a preservare l’autenticità di quel luogo”.

GESTIONE E PERSONALE

La gestione dell’albergo diffuso è unica. Il soggetto gestore può essere un singolo imprenditore (che acquista o prende in affitto i locali che gli servono) o una cooperativa, o società. “In alcuni casi – spiega Dall’Ara – sono nati Consorzi di proprietari che hanno dato in gestione le case ad una società”. La struttura più piccola richiede almeno 5 figure professionali al proprio interno. Ma ci sono Ad di lusso con 2- 3 persone per camera. Oltre all’occupazione diretta, gli alberghi diffusi favoriscono la nascita di nuove attività legate alla riscoperta di sapori e mestieri della tradizione, laboratori del gusto e servizi turistici legati ad escursioni e attività sportive e culturali. La stima è dunque di centinaia di nuovi posti di lavoro.

TEMPI E INVESTIMENTI

Le nuove strutture – una trentina quelle pronte a partire secondo l’Associazione fondata da Dall’Ara – potranno godere di percorsi agevolati. Basterà presentare la Scia, ovvero la Segnalazione certificata di inizio attività, al Suap (lo Sportello delle attività produttive) del Comune territorialmente competente. La Scia dovrà contenere tra l’altro: la denominazione dell’albergo, l’ubicazione e la capacità ricettiva di ogni unità abitativa e l’indicazione dell’ufficio di accoglienza e di eventuali sale di uso comune, punto ristoro e spazio vendita per prodotti tipici locali. Alla domanda dovranno essere allegate alcune autocertificazioni e relazioni tecniche su camere e posti letto; oltre alla planimetria e alle piante di tutti i locali. L’investimento varia rispetto alla grandezza dell’albergo ma anche ai lavori necessari per rendere abitabili le abitazioni. Previsti finanziamenti nella prossima programmazione comunitaria. (repubblica.it)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Hide picture