Il minore indagato per la morte di Aldo, buttafuori abusivo da 40 euro a serata

Il diciassettenne accusato di omicidio doloso venerdì sera lavorava al Goa, un buttafuori abusivo di cui il titolare della discoteca non sapeva nulla.

Il ragazzo indagato per la morte di Aldo Naro, nella confessione resa ai pm della Procura dei Minori avrebbe raccontato: “ero lì per lavoro, per non fare scavalcare le persone”. Un incarico da “40 euro a serata”.

Sempre secondo la sua ricostruzione dei fatti, sarebbe entrato nel locale passate le tre accorgendosi che nel privè –dove c’erano Aldo Naro e i suoi amici- “stavano litigando”, si avvicina per sedare gli animi (per fare “il mio lavoro” –dice) e “il ragazzo mi ha colpito”.

Poi mette a verbale che non stato lui a rompere con un pugno il setto nasale al giovane medico e in un primo momento nega pure di avere sferrato il calcio che ha ucciso Aldo Naro. Poi crolla e confessa: “sono stato io a dare il calcio, ma non volevo ucciderlo”.

Un calcio che dice di avere sferrato mentre Aldo cadeva per terra inciampando sui gradini che separano il privè dal resto della sala. Il venticinquenne, dunque, in base al suo racconto, non era ancora caduto quando lo ha colpito.

Questa la versione del diciassettenne incensurato al vaglio del giudice che dovrà convalidare il fermo e decidere quale misura cautelare applicare.

Intanto le indagini proseguono, il ragazzo non sarebbe stato l’unico buttafuori abusivo della serata, c’era pure il figlio di un boss dello Zen, che però non avrebbe assistito alla rissa. Il titolare del Goa assicura di essersi sempre affidato ad una ditta specializzata per la sicurezza del locale. Bisogna ancora accertare se il diciassettenne stia coprendo qualcun altro, anche se il suo racconto finora appare credibile

fonte: livesicilia.it

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