Riceviamo e Pubblichiamo, riflessione dell’ex segretario cittadino del Pd
“Dopo essere stata ieri mattina, in contrada Cambuca, dove 18 anni addietro un uomo stimato e rispettato veniva barbaramente ucciso proprio per sottrargli il possesso di quelle sue terre e ripensando anche a quegli anni bui in cui mio padre, proprietario di alcuni terreni in quella contrada, raccontava delle angherie e dei soprusi subiti, ho sentito stamane il bisogno di lanciare una riflessione sul tema della partecipazione alle battaglie di legalità di lotta alla mafia e dell’affermazione del diritto”.
E’ la riflessione di Maria Provenzano, ex segretario cittadino del Pd, attuale componente della direzione provinciale del partito.
“A ricordare e solennizzare il valore della memoria e della persona e di gesti semplici e doverosi che diventano eroici al cospetto della perdita della vita, eravamo in diversi, per ruolo e funzione sociale, forze dell’ordine, istituzioni locali, politici e semplici cittadini impegnati.
Certo non tutte le persone son le stesse! Qualcuno argomentava, ricordando Sciascia, non tutti hanno la stessa forza lo stesso coraggio, lo stesso valore.
Da donna impegnata socialmente aggiungo, non tutti i protagonisti delle varie stagioni hanno avuto gli stessi contenuti e gli stessi orientamenti.
Dopo le stragi del ’92, erano gli anni della primavera dei sindaci, che rischiavano la pelle per compiere gesti di governo che cercassero di cambiare la realtà in cui vivevano.
Fu una prima ribellione civile di tipo amministrativo che si diffuse nel contrasto ai fenomeni di mafia.
A Partinico erano gli anni di un sindaco antagonista e forte, quella Gigia Cannizzo, che faceva memoria di Danilo Dolci e delle sue tante battaglie di civiltà e di liberazione e che cambio passo a tante cose in questa città , e che fu osteggiata a più non posso, sino alla sfiducia.
Ma penso anche alle figure di Nino Amato o a quella di recente scomparsa del Prof. Gino Scasso e, se è vero che sul tema della lotta alla mafia ed al malaffare la politica dovrebbe non dividersi, è anche vero che la nostra città e la nostra realtà politica e sociale stenta a raccogliere appieno l’eredità sociale e politica, sana e rivoluzionaria di tanti che nell’azione di legalità e correttezza hanno creduto.
Quelli appena accennati erano anche gli anni della formazione di molti giovani miei coetanei, fra i quali molte donne, che hanno creduto allora di poter cambiare repentinamente le cose, e che a volte son tornate indietro disilluse a volte sconfortate, di fronte al disastro ed al degrado.
Giovani donne, casalinghe, lavoratrici, insegnanti, professioniste, che hanno bisogno di dare alle giovani generazioni esempi e figure, di riferimento, viventi ed operanti a cui rifarsi per dar fiducia e modelli sociali e pubblici e che si ritrovano invece a vivere in una città che fra mille carenze e mille disservizi , deve fare i conti con le intimidazioni, le minacce, le diffamazioni anonime, ed una classe politica e dirigente se non del tutto assente, abbondantemente non all’altezza del suo compito e di per se stessa impresentabile.
C’è tanta necessità d’impegno e partecipazione e se l’esempio dei martiri eroi come La Franca ci guida, la nostra terra ha ancora bisogno di nuovi ed audaci, consapevoli protagonisti civili”.