L’ex governatore siciliano Totò Cuffaro chiede la Grazia al Capo dello Stato

L’ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, ha chiesto la grazia al capo dello Stato. In carcere da 4 anni: ne dovrà scontare altri tre per una condanna definitiva per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra. L’anno scorso aveva tentato la carta dell’affidamento ai servizi sociali: la Cassazione, però, non aveva dato il via libera perché non aveva fatto i nomi di chi gli forniva informazioni utili per aiutare il boss Giuseppe Guttadauro a sottrarsi alle indagini. E ora che al fine pena mancano tre anni esatti, l’ex governatore ci riprova. La sua richiesta di grazia è stata recapitata nei giorni scorsi al Quirinale proprio mentre Giorgio Napolitano si preparava alle dimissioni. Condannato in via definitiva a 7 anni per favoreggiamento a Cosa Nostra e rivelazione di segreto, quattro anni trascorsi nella sua cella al piano terra del penitenziario romano di Rebibbia, Cuffaro si è stancato di rimanere recluso. E con una lettera, recapitata al Colle dai suoi legali, chiede la clemenza presidenziale, rivendicando la sua buona condotta in carcere certificata dalla fama di “detenuto modello” che gli è stata riconosciuta in più occasioni dai vertici del penitenziario romano. L’ex presidente della Regione, però, non ha ancora chiuso i conti con la giustizia. E’ coinvolto in un’inchiesta della Procura per truffa e corruzione. Al centro dell’indagine la decisione di stipulare un contratto con una società collegata alla banca giapponese Nomura per la cessione dei debiti della Regione, al tempo in cui Cuffaro ne era alla guida, a tassi ritenuti fuori mercato. L’operazione avrebbe causato alla Regione un danno di oltre 175 milioni di euro. Agli atti della procura di Palermo ci sono ancora decine di intercettazioni top secret e rogatorie internazionali che seguono i flussi di denaro pubblico a caccia di eventuali tangenti pagate ai consulenti e allo stesso ex presidente che, interrogato in carcere, due anni fa ha declinato ogni responsabilità. Prima di ricevere la grazia, la posizione di Cuffaro deve passare al vaglio della Procura generale di Palermo, il distretto giudiziario nel quale è stata promulgata la condanna diventata definitiva il 22 gennaio del 2011. Il Quirinale ha girato al pg Roberto Scarpinato la richiesta di grazia e ora il magistrato dovrà dare il suo parere sull’opportunità di aprire o meno le porte del carcere per rimettere Cuffaro in libertà.