Il pentito Galatolo riapre il giallo dei Maiorana: “uccisi per contrasti all’interno del cantiere”
La verità sulla scomparsa di Antonio Maiorana e di suo figlio Stefano è sepolta dentro il residence che stavano realizzando a Isola delle Femmine. L’ultimo pentito di Cosa nostra, Vito Galatolo, svela ai magistrati di Palermo che i due imprenditori sarebbero stati uccisi per pesanti contrasti nella gestione di quel cantiere. E fa il nome di un uomo, sarebbe lui il mandante dell’omicidio. È un imprenditore che si muove nella zona grigia fra mafia e colletti bianchi. Il suo nome è top secret, il pool coordinato dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha già avviato nuove indagini sul giallo dell’estate 2007.
Così, Galatolo ha già riaperto uno dei misteri di Palermo. Non è l’unico di cui si stanno occupando in questi giorni i pm Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia. L’ex boss dell’Acquasanta sta raccontando i retroscena di tanti altri omicidi avvenuti negli ultimi anni in città. Omicidi messi in campo dalle cosche. Uno dei più efferati fu quello di Davide Romano, rampollo in ascesa del Borgo Vecchio: attirato in una trappola, interrogato, picchiato e ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Era l’aprile del 2011. “È stato Calogero Lo Presti”, mette a verbale Galatolo. E spiega il motivo dell’esecuzione: “Romano, appena uscito dal carcere, comprava la droga fuori dalla borgata e voleva comandare”. E al capo del mandamento non stava bene.
“Vito Galatolo appare soggettivamente credibile ed intrinsecamente attendibile”, scrivono i giudici del Tribunale del riesame, che hanno ribadito il carcere per uno dei capimafia citati dal pentito, Vincenzo Graziano. È la prima importante attestazione di attendibilità per il boss che due mesi fa ha saltato il fosso rivelando un progetto di attentato nei confronti del pm Nino Di Matteo.
Galatolo è un fiume in piena. Parla degli insospettabili complici dei boss e dei loro ultimi affari. Parla soprattutto delle strategie di Cosa nostra palermitana, che sembra tutt’altro che fiaccata da arresti e processi. È il presente della Palermo criminale. Poi, c’è il recente passato. E un anno in particolare, il 2007, la stagione in cui i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo erano i padroni di Palermo. Sembra però che loro non abbiano avuto alcun ruolo nella scomparsa dei Maiorana, come già altri pentiti avevano detto, facendo scattare l’archiviazione del caso. Chi ha ucciso allora gli imprenditori Maiorana? Chi poteva avere tanta forza da organizzare il sequestro e l’assassinio di due persone? Galatolo indica una pista ben precisa. In Cosa nostra qualcuno seppe, e probabilmente autorizzò. (larepubblica.it)