AnsaldoBreda, “no al sacrificio dello stabilimento siciliano”
Netta contrarietà alla cessione dell’AnsaldoBreda ai giapponesi all’Hitachi con la penalizzazione dello stabilimento di Carini, che verrebbe escluso dall’operazione.
La Cgil di Palermo e la Fiom Cgil, in rapporto alle ultime notizie sulle trattative in corso per la vendita in esclusiva degli stabilimenti AnsaldoBreda all’Hitachi, intervengono per ribadire ferma opposizione all’esclusione del solo stabilimento di Palermo e chiedere uno sforzo delle istituzioni siciliane affinché appoggino il sindacato nella battaglia per chiedere al governo nazionale e a Finmeccanica di modificare la posizione.
“Noi non ci stiamo. Lo stabilimento di Carini deve seguire il destino degli altri, non può restare fuori dal perimetro industriale di AnsaldoBreda. Non è pensabile che le grandi aziende a partecipazioni statale quando devono portare avanti processi di ristrutturazione sacrificano sempre gli stabilimento siciliani. La Sicilia non è una regione periferica. Rifiutiamo questa condizione di marginalità”, dichiarano il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo e il segretario della Fiom Cgil Francesco Piastra.
La Cgil e la Fiom chiedono un incontro al Mise per modificare il piano delineato che comporterebbe per Palermo, e per la Sicilia, la perdita di un pezzo importante della sua industria. E rivolgono un appello alle autonomie locali siciliane, chiedendo l’intervento dei sindaci di tutta la provincia, a partire dal sindaco Leoluca Orlando, anche nella sua qualità di presidente dell’Anci Sicilia, e al presidente della Regione.
“Chiediamo direttamente a Crocetta – aggiungono Campo e Piastra – che prenda il comando di questa importantissima vertenza. Come siamo riusciti a rimettere in moto lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, così dobbiamo fare per AnsaldoBreda, ancorando la sopravvivenza del sito di Carini a un grande progetto di sviluppo, non solo per i 370 dipendenti ma utile per tutta l’area industriale. Chiediamo ai sindaci e al presidente Crocetta di fare insieme pressione sul governo nazionale e su Finmeccanica affinché questa posizione venga modificata e si individui una missione produttiva per lo stabilimento. Non si perda l’occasione di restare ancorati a un progetto di crescita per la nostra provincia e per la nostra terra”.
Domani si riunirà l’assemblea dei lavoratori per decidere le iniziative in difesa dello stabilimento.