Vacca cinisara a rischio, appello alla Regione per salvarla
Istituire un ufficio per il controllo, la salvaguardia e la tutela delle razze autoctone e delle biodiversità. E’ la richiesta avanzata alla Regione da tempo ma rimasta lettera morta. “Non pretendiamo certo – dice Giuseppe Manzella presidente del consiglio comunale di Cinisi – che si istituisca una struttura solo per la cinisara. Quello che chiediamo è la tutela della specie e aiuti per gli allevatori che non ce la fanno più. La cinisara, continuando così, rischia di sparire”.
Attualmente, è l’unica specie che continua a vivere soltanto nell’area territoriale dove è nata e si è sviluppata. Complessivamente la popolazione è al di sotto dei 500 capi. In tutto esistono una trentina di piccoli allevamenti che ospitano dai 10 ai 15 capi. Le mucche non sono stressate e vivono e si nutrono in modo naturale. “Gli allevatori sono allo stremo per un insieme di motivi – continua Manzella – che vanno dalla crisi economica all’aumento del prezzo dei mangimi ma complice anche la mancata assegnazione di quote latte fino ed i problemi di alcuni allevamenti con la tubercolosi”.
Alcuni capi sono stati abbattuti di recente su ordine dei veterinari dell’Asp. “I capi infetti – dice Manzella – vanno abbattuti perché la malattia deve essere debellata. Alla regione, all’asp ed all’interno sistema, però, chiediamo maggiore aiuto in questo senso e non soltanto da un punto di vista economico ma anche di ricerca proprio per giungere a debellare la malattia. “Una vacca vale anche mille euro e questi animali vivono molto di più della media della loro specie. Vivono e producono per 15 anni in media e quando viene obbligatoriamente abbattuto un capo, il rimborso regionale va dalle 250 alle 400 euro. La carne, poi, può essere ugualmente consumata ma essendo l’abbattimento obbligatorio l’animale viene venduto per pochi soldi. Quando va veramente bene l’allevatore recupera metà del valore dell’animale e i rimborsi arrivano comunque dopo 3-4 mesi”.
Il danno subito in alcuni casi risulta insopportabile per la sopravvivenza degli allevamenti”. Quando un allevamento risulta infetto i controlli sono più frequenti e stringenti e i costi aumentano. “Debellare la malattia – conclude il presidente del consiglio – sarebbe un vantaggio per tutti: allevatori, collettività e circuito economico. Anche i veterinari potrebbero essere impegnati piuttosto che nelle verifiche e negli abbattimenti, nelle vaccinazioni e nella cura”. (tratto da Blogsicilia)
Un allevatore deve curare i propri interessi mantenendo in buona salute i propri animali. Se poi, nello stesso allevamento , molti si ammalano di una malattia infettiva, vuol dire che non sono stati controllati da un veterinario da molto tempo. Ovviamente tutto ciò porta alla diminuzione delle vendite e all’aumento delle lamentele contro la Regione Sicilia per la povertà degli (immeritati!) rimborsi previsti per gli abbattimenti obbligatori.