“Ha cambiato voce e impronte digitali”. Messina Denaro, cresce il mistero

L’ultimo giallo sull’introvabile Matteo Messina Denaro passa dalle confessioni di un detenuto. Che dice di essere “in possesso della possibilità di fare prendere il più grosso pesce che mezzo mondo cerca”.

Dal carcere in cui è rinchiuso ha scritto, nei mesi scorsi, una lettera finita sul tavolo della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Ed è stato successivamente ascoltato. I magistrati, però, nutrono più di qualche perplessità sulla sua credibilità, ma ogni pista va vagliata con la massima attenzione. Specie ora che il giudice per le indagini preliminari, Lorenzo Matassa, ha respinto la richiesta di chiudere il caso e imposto ai pubblici ministeri di andare avanti con le indagini.

Nella missiva il detenuto ripete spesso che non si tratta di fantasie per ottenere chissà quale sconto di pena, ma è proprio su questo che si gioca la partita sulla sua attendibilità. Racconta di avere diviso la cella con un sudamericano che gli avrebbe confidato di essere in contatto con Messina Denaro. Sapeva, ad esempio, che il latitante nel ’95 si trovava in Guatemala. Fra i due detenuti sarebbe nato un rapporto di amicizia, tanto che il colombiano, ad un certo punto, avrebbe alzato l’asticella delle confidenze. Diceva di sapere dove ha vissuto Messina Denaro, chi lo ha protetto e come è riuscito a sfuggire finora alla cattura. Se fosse vero ciò che racconta, probabilmente avremmo di fronte la chiave dell’inafferrabilità del padrino di Castelvetrano. Che si sarebbe addirittura sottoposto ad un’operazione per cambiare il tono della voce e le impronte digitali.

Il detenuto siciliano sta scontando una condanna per droga. Dice però di non essere solo un trafficante, ma di avere conosciuto nella vita gente importante, politici, uomini facoltosi che trascorrono le vacanze a bordo di lussuosi yacht. Racconta tutto questo per accreditarsi come uno capace di valutare le parole di chi gli sta di fronte. Di capire se millanti o meno. E si è convinto che il sudamericano sia sincero. A volte lo avrebbe visto spulciare un’agendina con nomi e strani codici annotati.

Il suo racconto alza l’asticella. Il siciliano racconta di avere saputo che il sudamericano si sarebbe incontrato con Messina Denaro nel 2007 e che il boss sarebbe dietro grandi affari operazioni finanziarie per riciclare montagne di denaro sporco. E sarebbe pure proprietario di una flotta di barche che pescano in chissà quali mari del pianeta. Un vezzo che gli servirebbe per sentirsi vicino alla sua Mazara del Vallo.

Quanto c’è di vero nella lettera? È davvero tutto frutto di una fantasia smisurata?
Probabilmente sì, ma niente può essere lasciato al caso. Anche perché altre volte in passato le indagini sulla ricerca di Messina Denaro si sono spinte fino in Sudamerica. Qualche anno fa a dare informazioni preziose all’Interpol sugli spostamenti del latitante fu una fonte confidenziale, secondo la quale nel 2003 il capomafia sarebbe andato a Caracas passando da Amsterdam, mentre altre volte, in passato, sarebbe transitato da Parigi e da Bogotà. Gli investigatori che vagliarono le sue dichiarazioni arrivarono ad ipotizzare che Messina Denaro si fosse imbarcato sotto mentite spoglie su voli Klm fra il 1997 e il 2003. La fonte confidenziale entrava nei dettagli della vita del fantasma di Castelvetrano, accompagnato da una donna bellissima e non italiana, e avvistato al ristorante Villa Etrusca di Valencia, terza città del Venezuela, dove avrebbe parlato a quattr’occhi con Francesco Termine e Vincenzo Spezia, boss del narcotraffico.

La passione di Matteo Messina Denaro per i viaggi è entrata a far parte anche degli atti giudiziari dei magistrati che gli danno la caccia. Nelle carte dell’operazione Golem, con la quale si iniziò a fare terra bruciata attorno al latitante arrestando i suoi fedelissimi, parenti compresi, e colpendone lo sterminato patrimonio, si parlava di viaggi in Austria, Svizzera, Grecia, Spagna e la Tunisia. Erano le stesse indagini che condussero gli investigatori a bloccare e arrestare in Venezuela sia Spezia, ritenuto “un elemento di vertice della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara” che Termine, “trafficante internazionale di stupefacenti vicino alla famiglia mafiosa di Ribera”.

E della grandi rotte per il narcotraffico parla anche il detenuto che ha scritto alla magistratura, dicendosi pronto a collaborare per mettere le manette al latitante. Il sudamericano con cui divide la cella sostiene di averlo incontrato, in passato, a Medellín per organizzare assieme spedizioni di cocaina in mezza Europa. Un mitomane? Non è da escludere visto che nella ricerca del latitante i cacciatori si sono imbattuti in mille segnalazioni. C’è chi lo ha visto seduto al tavolo di un ristorante irlandese. Chi passeggiare in un boulevard francese. Chi in una strada inglese. Altri giurano di averlo riconosciuto tra i passanti di un’affollata via nel Nord Italia. Matteo Messina Denaro è stato avvistato in mezzo mondo.

LiveSicilia

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