Spaccio di droga tra Carini e Torretta, due condanne
La terza sezione del tribunale di Palermo ha condannato Giuseppe Caruso ed Ettore Zarcone, arrestati nel 2011 nell’operazione antimafia “Grande Padrino” che aveva fatto luce su fatti di mafia, pizzo, droga, assunzioni nelle aziende della zona.
Le sentenze per Caruso e Zarcone riguardano esclusivamente il traffico di stupefacenti tra Carini e Torretta. Il primo, genero del boss deceduto Calogero Giovan Battista Passalacqua, ha avuto sette anni, mentre Zarcone 4 anni e sei mesi. Gli avvocati hanno preannunciato ricorso in appello. I giudici hanno deciso di dividere il processo in due tronconi, da una parte la mafia, dall’altro il traffico di droga. Nel blitz scattato all’alba del 15 novembre di tre anni fa, furono arrestate 21 persone. Le indagini dei carabinieri, partirono dalla pescheria del bivio foresta a quel tempo di proprietà di Vito Caruso, anche lui finito in manette.
Gli stupefacenti venivano ordinati al telefono nell’attività commerciale di Vito Caruso ricorrendo a termini come “gamberone” o “pesce spada”. Oggi la pescheria ha un’altra gestione assolutamente estranea all’inchiesta. I militati si sono avvalsi di intercettazioni e appostamenti. Il business degli stupefacenti riguardava un vasto giro di spaccio e il prezzo di 80-90 euro al chilo, era decisamente esoso per qualsiasi pesce, era invece il costo della cocaina. Sospetto anche il comportamento dei responsabili della pescheria, che pur avendo i banconi pieni, sostenevano di non avere pesce. Ad alcuni clienti usciti dal negozio era stata sequestrata cocaina e avevano allertato telefonicamente la pescheria. Il troncone del processo che riguarda i fatti di mafia va invece avanti. Lo stralcio delle posizioni di Caruso, 38 anni e Zarcone, 43 anni, è stato deciso per ragioni di economia processuale, per accelerare i tempi nella parte riguardante la droga.