Operazione Apocalisse. Ricostruita l’intimidazione all’ex stabilimento Coca-Cola

Tommaso Contino, Salvatore D’Urso e Antonino Spina, sono loro i responsabili dell’attentato intimidatorio contro la ditta Tecnoscavi, incaricata dall’imprenditore Francesco Sanfratello dei lavori di ricostruzione di 13 sale cinematografiche presso l’ex-stabilimento “Coca-Cola” nel quartiere di Partanna Mondello. Contino, D’Urso e Spina sono stati arrestati lunedì scorso nell’ambito della vasta operazione antimafia denominata “Apocalisse”, il blitz interforze che ha inferto un duro colpo ai mandamenti palermitani di Resuttana e San Lorenzo-Tommaso Natale che ha delle ramificazioni anche a Torretta e Carini. Una cosca riorganizzata da Girolamo Biondino che ha pure designato i nuovi reggenti delle famiglie mafiose e i responsabili di alcuni quartieri nelle zone soggette al suo controllo, come quella di Partanna Mondello dove ha sede l’ex stabilimento della Coca Cola, nel quale –una volta demolito- sarebbero sorte 13 sale cinematografiche, altre attività di intrattenimento e diverse aree di ristorazione. I lavori in via Rosario Nicoletti, sono iniziati il 6 maggio del 2012, ad aggiudicarsi l’appalto l’impresa Sanfratello Costruzione che, per l’esecuzione degli scavi, nella prima fase si è avvalsa della ditta Tecnoscavi. La rilevanza dell’opera ha attirato ben presto gli interessi e gli appetiti della mafia di Partanna Mondello che avrebbe inviato i suoi emissari, Giuseppe Giorlando e Carmelo Farnese, per la “messa a posto”: i responsabili delle imprese esecutrici dei lavori contattati nel cantiere hanno mostrato però un atteggiamento di chiusura. Cosa nostra, davanti al rifiuto, decise allora di passare ai metodi più forti: danneggiando alcuni mezzi meccanici. Un’azione registrata, non solo dalle telecamere di videosorveglianza dei cantieri, ma anche dai poliziotti che hanno seguito ogni movimento dei malviventi, dai sopralluoghi al danneggiamento vero e proprio. Il pomeriggio del 6 dicembre, Contino e D’Urso, dopo aver effettuato un primo sopralluogo al cantiere in via Spinasanta e aver discusso sull’opportunità di utilizzare dei guanti, delle calze di seta e degli scalda collo per non lasciare impronte e per sfuggire alle telecamere del sistema di videosorveglianza, hanno raggiunto il complice D’Urso. I tre, insieme, dopo un secondo sopralluogo, indossati dei cappellini (per sfuggire alle telecamere di cui avevano accertato la presenza nel precedente sopralluogo) hanno parcheggiato la loro autovettura e raggiunto il cantiere a piedi, scavalcando un cancello. Venti minuti dopo, sono tornati indietro, soddisfatti del lavoro compiuto e si sono vantati dei danni arrecati ai mezzi, dicendo di aver “fatto quelli grossi tutti di davanti e quelli piccoli dietro”. La sequenza intimidatoria è stata registrata dal sistema di videosorveglianza del cantiere, le immagini mostrano tre persone che senza forzare il cancello d’ingresso si sono introdotte all’interno dell’ex stabilimento e dopo aver danneggiato i mezzi meccanici si sono dati alla fuga.

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