Inchiesta Ciapi, tre condanne col patteggiamento

Il Gip di Palermo Daniela Cardamone ha condannato col patteggiamento, a pene variabili tra 14 e 24 mesi, i tre “pentiti” dell’inchiesta sullo scandalo del Ciapi, l’ente di formazione della Regione Sicilia trasformato, secondo la Procura, in una macchina mangiasoldi sfruttata da Faustino Giacchetto, imprenditore del settore della comunicazione.
La pena più alta, due anni, è toccata ad Angelo Vitale; un mese di meno (un anno e undici mesi) a Pietro Messina, mentre un anno, due mesi e 16 giorni sono stati inflitti a Sergio Colli.
Nonostante la gravità dei comportamenti e dei reati contestati ai tre, i pm hanno riconosciuto l’importanza del contributo che gli indagati hanno fornito alle indagini.
Colli e Vitale, in particolare, andarono dagli inquirenti prima che scattassero gli arresti di Giacchetto e degli altri: evitarono di finire a loro volta in carcere, fornendo riscontri alle acquisizioni già effettuate dalla Guardia di Finanza.
Messina, una volta arrestato, decise anche lui di parlare con i magistrati. Associazione per delinquere, truffa, false fatturazioni sono i reati contestati a tutti e tre, mentre Colli e Vitale rispondono anche di corruzione e di violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Secondo l’accusa sarebbero stati dei prestanome di Giacchetto e avrebbero materialmente erogato le tangenti ai politici. In precedenza aveva patteggiato la pena (un anno e sei mesi) l’ ex assessore regionale al Territorio della Sicilia, già esponente di Futuro e Libertà, Gianmaria Sparma, anche lui autore di una serie di ammissioni.

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