Partinico, incendiata una villetta in contrada Manostalla
Un incendio di natura dolosa ha distrutto, ieri sera, la residenza estiva di proprietà di Massimo Mulè, titolare della Megauto di Alcamo. La villetta presa di mira dagli attentatori si trova in contrada Manostalla, area periferica del vasto territorio partinicese. A lanciare l’allarme ai vigili del fuoco del locale distaccamento, alle 23,45, sono stati gli uomini del commissariato di polizia, diretti dal Vicequestore Salvatore Siragusa. Gli stessi avevano ricevuto una segnalazione da un passante che aveva notato del fumo provenire dalla zona. I pompieri hanno dovuto lavorare con gli idranti per almeno un’ora prima di riuscire a domare il rogo. L’interno dell’edificio è andato distrutto. Mobili e suppellettili sono stati inghiottiti dalle fiamme e ridotti in cenere. I danni sono ingenti. Sulla matrice dolosa dell’incendio gli investigatori non avrebbero dubbi. Le dinamiche, però, sarebbero ancora da chiarire. Questa mattina, infatti, sul posto è tornata la polizia scientifica per i rilievi tecnici del caso. Nessuna delle telecamere a circuito chiuso collocate in varie zone adiacenti al villino, avrebbe ripreso nulla di sospetto, così si attendono i risultati del sopralluogo degli uomini della scientifica alla ricerca delle labili tracce lasciate dall’incendio. Secondo alcune indiscrezioni, pare che la porta d’ingresso presenterebbe segni di effrazione; difficile reperire i materiali specifici utilizzati per l’innesco. Le fiamme lasciano sempre una traccia del loro passaggio secondo gli esperti, è il cosiddetto “linguaggio del fuoco”, grazie al quale è possibile capire in che modo e in quale direzione si sono propagate le fiamme, riuscendo così a risalire al punto di origine. Ed è qui che vengono prelevati i campioni da portare in laboratorio per le analisi. Ma c’è un fattore da tenere ben presente in fase di sopralluogo ed è il fatto che molte sostanze possono venire disperse o alterate dalle operazioni di spegnimento. Inoltre, una volta che vigili del fuoco e i poliziotti hanno effettuato i rispettivi sopralluoghi, le tracce risultano inevitabilmente inquinate. Sul fronte delle indagini, per gli investigatori potrebbe trattarsi di una ritorsione a scopo di estorsione. Potrebbe dunque celarsi l’ombra del racket dietro l’attentato con il fuoco subito dal rivenditore di auto. Per ora, la polizia, preferisce restare nel campo delle ipotesi.