Assolto il boss di origine torrettese Rosario Gambino

“Sono sereno. Dopo tutto quello che ho passato, adesso potrò godermi la famiglia”. Ha esordito così Rosario Gambino, 72 anni appena compiuti, non appena ha appreso che i giudici della Corte d’Appello di Palermo lo hanno assolto. Originario di Torretta, emigrato in America negli anni 60, insieme ai fratelli Giovanni e Giuseppe, oltreoceano sarebbe riuscito a conquistare un ruolo di vertice all’interno della Gambino family di New York, con la leadership del boss Carlo Gambino, di cui Rosario è nipote, capo indiscusso di quella consorteria mafiosa che negli States arrivò a comandare 25 clan con oltre 950 affiliati. Nell’ambito delle diverse attività illecite della famiglia mafiosa, Rosario Gambino e i suoi fratelli gestirono il business del traffico di droga e il conseguente utilizzo dei proventi illeciti in proficui investimenti negli Usa. Assieme ai fratelli formarono una squadra conosciuta come “Cherry Hill Gambinos”, dal nome della loro città di residenza Cherry Hill nello stato del New Jersey. Assieme Rosario e Joseph aprirono una catena di ristoranti chiamata “Father and Son Pizza”. Inoltre aprirono anche alcune pizzerie a Philadelphia e Camden, e, con l’aiuto di un cugino, alcune pizzerie a Dover nel Delaware. . L’organizzazione Cherry Hill Gambinos rappresentava l’ultima destinataria del traffico di eroina del clan Inzerillo-Gambino-Spatola-Di Maggio proveniente dalla Sicilia. Si stima che ogni anno facevano entrare negli Stati Uniti eroina per un valore di 600 milioni di dollari. Una gran parte di questo denaro veniva reinvestita in attività legali in Italia. Nel 1982 le attività del clan Inzerillo-Gambino-Spatola a Palermo da sole valevano oltre un miliardo di dollari. Nel 1979, i fratelli Gambino vennero coinvolti nelle indagini sul presunto rapimento dell’ex banchiere Michele Sindona, abituale frequentatore della famiglia, durante la sua permanenza negli Usa. Fu il giudice Falcone a interessarsi dell’episodio che coinvolgeva il bancarottiere, evidenziando il ruolo di gestione della mafia siculo-americana nel sequestro. Nelle indagini svolte all’epoca, emerse che il “regista” della vicenda era stato il fratello, Giovanni Gambino, detto John. Il boss finì sotto accusa nell’inchiesta Pizza Connection, condotta nel 1979 dal pool investigativo coordinato da Giovanni Falcone che smantellò i traffici internazionali di droga tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Nel 1980, Rosario Gambino, venne colpito da un mandato di cattura firmato da Giovanni Falcone per “associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di indole mafiosa” (all’epoca non esisteva il 416 bis). Nell ’83, venne condannato in primo grado a 20 anni per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. In appello la sua pena venne ridotta a 16 anni, mentre il ricorso in Cassazione venne giudicato inammissibile. Il processo di secondo grado è stato però riaperto lo scorso anno, perché secondo il legale di Gambino, l’imputato non seppe mai dei processi in corso a suo carico in Italia, in quanto già detenuto in America e non sarebbe stato garantito il suo diritto alla difesa. Per le sue attività criminali nel settore degli stupefacenti, infatti, nel 1984 negli Stati Uniti, venne condannato dai Giudici americani a 45 anni di carcere, di cui ne scontò 22. Nel marzo 2007 il boss venne scarcerato dal Federal Correctional Institute di Terminal Island in California ed internato nel centro per immigrati di San Pedro per essere poi espulso nel maggio 2009. “Ho pagato il conto con la giustizia in America – ha detto – Non c’erano carte che giustificavano un mio processo in Italia”. La Suprema Corte aveva anche annullato quattro volte con rinvio l’arresto di Gambino in Italia. Secondo la Cassazione erano ampiamente decorsi i termini di fase dal momento che il mandato di arresto, ottenuto dall’Italia, era per associazione semplice e non mafiosa. Il 5 luglio 2012, la scarcerazione con l’obbligo di dimora a Palermo. Poi, il nuovo processo. Adesso l’assoluzione perché il fatto non sussiste per alcune ipotesi e non avere commesso il fatto per altre.

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