Regione. Aree metropolitane, referendum per i comuni
Cambia la geografia politica della Sicilia con l’abolizione delle province.
Con il disegno di legge approvato dal governo Crocetta sono state istituite le aree tre metropolitane. Tre aree vastissime che sostituiranno le nove esistenti province siciliane e che, secondo quanto previsto dal disegno di legge presentato dal governo regionale, ingloberanno 52 comuni. Se la proposta di legge sarà approvata dal parlamento regionale, però, questi comuni non spariranno del tutto, ma diventeranno Municipi metropolitani: comuni che prima erano totalmente autonomi, e che ora perderanno alcuni poteri e avranno un’autonomia molto più limitata.
Nell’area metropolitana di Palermo saranno inclusi Altavilla Milicia, Altofonte, Bagheria, Belmonte Mezzagno, Bolognetta, Capaci, Carini, Casteldaccia, Cinisi, Ficarazzi, Isola delle Femmine, Misilmeri, Monreale, Santa Cristina Gela, Santa Flavia, Terrasini, Torretta, Trabia, Ustica e Villabate. Le città metropolitane, dovranno esercitare tutte le funzioni delle vecchie province. Per la regolamentazione di tutti gli altri comuni, invece, l’assessore agli Enti locali, Patrizia Valenti, ha spiegato che verrà chiesto ai cittadini appartenenti alle tre diverse aree metropolitane di scegliere a quale città vorranno appartenere”.
Le città metropolitane saranno guidate dai sindaci dei tre attuali capoluoghi. Ogni città, poi, avrà una giunta composta da massimo nove assessori nominati dal sindaco, un consiglio metropolitano del quale faranno parte 35 consiglieri eletti contestualmente al primo cittadino e una conferenza metropolitana che sarà composta dai presidenti dei municipi, che avrà il compito di “garantirne la partecipazione ai processi decisionali della Città di loro interesse”. Approvata questa legge, il primo passo verso l’abolizione delle province sarà fatto. Ma sarà solo un processo intermedio verso la definitiva, se mai arriverà, istituzione dei Consorzi di comuni. Sulla questione interviene l’associazione dei comuni siciliani. “Riteniamo utile ragionare in termini di aree metropolitane poiché in un momento di grave crisi, come quello attuale, potrebbe servire a favorire lo sviluppo economico del territorio e una più efficiente gestione dei servizi. Ma pensiamo che per far ciò non sia necessario cancellare l’identità dei comuni trasformandoli in municipi. Si possono individuare altre modalità di coordinamento tra i capoluoghi e i comuni limitrofi che possano consentire di arrivare al medesimo risultato”.