Il presidente di Confindustria Trapani denuncia i suoi aguzzini, tre arresti a Castellammare del Golfo
Negli anni ha subito pressioni e richieste estorsive da diversi esponenti della mafia che gli chiedevano il pizzo per sostenere Cosa Nostra. L’imprenditore castellammarese Gregorio Bongiorno, titolare dell’agesp, azienda che opera nel settore della raccolta dei rifiuti, e attuale presidente di Confindustria di Trapani, non ha c’è l’ha fatta più. Stanco di subire i soprusi inflittigli dalla mafia, ha deciso di denunciare i suoi aguzzini. Con l’accusa di estorsione e tentata estorsione aggravata, gli agenti della Squadra Mobile di Trapani e dei commissariati di Alcamo e Castellammare del Golfo, nella notte, hanno eseguito tre ordini custodia cautelare emessi dal gip Lorenzo Jannelli, su richiesta del Procuratore Aggiunto Maria Teresa Principato e del Sostituto Carlo Marzella, della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti esponenti di spicco della famiglia mafiosa di Castellammare. Mariano Asaro, 57 anni, attualmente detenuto nel carcere di Sulmona per scontare 15 anni di pena, Gaspare Mulè, di 46 anni e Fausto Pennolino di 51 anni; questi ultimi sorvegliati speciali. I tre, dal 2005, avrebbero preteso da Gregorio Bongiorno, il periodico versamento di ingenti somme di denaro per soddisfare i bisogni di Cosa Nostra. Il primo esborso dell’imprenditore, risalirebbe al dicembre del 2005. Bongiorno ha raccontato agli investigatori di avere versato, solo in quel periodo, 10 mila euro a Gaspare Mulè che lo aveva intimato a consegnare le somme dovute alla famiglia di Castellammare del Golfo, dalla madre del presidente di Confindustria, Girolama Ancona, oggi deceduta. Fausto Pennolino, titolare di un ristorante, invece, in prossimità della Pasqua del 2007, si sarebbe presentato a Bongiorno per accompagnarlo al cospetto del noto boss Mariano Asaro, il quale gli chiese ed ottenne altri 5 mila euro. Asaro, Mulè e Pennolino, poco dopo, vennero arrestati per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Beton e condannati nel marzo del 2009. Durante il periodo della loro detenzione, l’imprenditore venne lasciato in pace. Ma nel gennaio di quest’anno, per fine pena, Gaspare Mulè è tornato in libertà, ed anche se sottoposto alla sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno, nei primi giorni di agosto sarebbe tornato alla carica. Il pregiudicato si sarebbe nuovamente presentato davanti a Gregorio Bongiorno per chiedergli tutti gli arretrati delle tangenti non incassate dal 2007 ad oggi e cioè, 60 mila euro. L’ingente richiesta estorsiva ha spinto il presidente di Confindustria di Trapani a denunciare tutto alla polizia. I riscontri degli investigatori sono stati quasi immediati così stanotte sono scattate le manette ai polsi di Mulè e Pennolino; mentre a Mariano Asaro il provvedimento è stato notificato in cella. Il boss, sta scontando una condanna a 15 anni di reclusione. Odontotecnico castellammarese, impropriamente conosciuto come “il dentista”, Mariano Asaro era già stato coinvolto nelle indagini sull’attentato al giudice Carlo Palermo, in cui vennero uccisi una giovane donna e i suoi due piccoli figli. Alle spalle ha anche una condanna ed 8 mesi di carcere perché ritenuto uomo d’onore di Cosa Nostra siciliana e americana sin dal 1982, ed è accusato di avere rivestito per 10 anni (dal 1995 al 2005) il ruolo di reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. Reato per cui è stato condannato alla pena che sta ancora scontando. Gaspare Maurizio MULE’ e Fausto PENNOLINO, invece, dal 2005 al 2008 sono stati uomini a disposizione della cosca locale e del suo reggente, partecipando attivamente alle fasi deliberative e organizzative di atti finalizzati al perseguimento degli scopi dell’organizzazione criminale.