La riforma sulle città metropolitane preoccupa i sindaci dei comuni con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti
Il governo Crocetta, dopo aver tagliato le Province e ancora prima della nascita dei Consorzi di Comuni, è pronta a calare dall’alto un’altra riforma: quella per introdurre le città metropolitane. Una riforma mirata a trasformare i comuni in municipi e i sindaci in presidenti sul modello di Roma capitale. Le città metropolitane che dovrebbero sorgere sono tre: Palermo, Catania e Messina. Sarebbe già pronta la bozza della riforma che prevede l’addio ai piccoli comuni con meno di 5000 abitanti, circa 200 enti locali, tra cui Giardinello, e che il governo si appresterebbe a varare dopo l’abolizione delle Province, cè tempo fino al 31 dicembre, e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, sta premendo sull’acceleratore. Intanto non è ancora chiaro quanti saranno i Consorzi di Comuni ma la giunta ha dato le prime indicazioni per consentire la riapertura delle scuole e stabilire la dimensione di questi nuovi enti, che dovranno avere tra i 150 mila e i 500 mila abitanti. L’ipotesi di suddivisone delle aree delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina è stata già elaborata da gruppi di lavoro coordinati dall’assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti. L’ area di Palermo dovrebbe andare dal golfo di Termini a quello di Castellammare con l’ inclusione delle aree industriali di Carini, Partinico, Termini e Buonfornello, con parte del territorio di Trapani. Per Catania i tecnici dell’ assessorato hanno ipotizzato l’ inclusione dell’ area della piana di Giarre, Riposto fino alla penisola di Augusta col petrolchimico siracusano costituito dal triangolo industriale di Augusta, Melilli e Priolo. Messina diventerebbe invece città dello Stretto, con dimensioni ridotte. Le prime ipotesi contenute nella bozza della riforma, però, stanno già creando malumori. Il deputato regionale Vincenzo Figuccia frl partito dei siciliani MPA, parla di provvedimenti frettolosi che cancellebbero tantissimi comuni e amministratori eletti dal popolo.La riforma preoccupa pure l’Anci, l’associazione che raggruppa gli enti locali. Per il sindaco Giovanni Geloso “Crocetta vuole cancellare la storia della Sicilia”. L’INTERVISTA NEL TG